Nessun complotto, ma solo una brutta storia privata. Da Auschwitz, dove accompagna un gruppo si studenti romani, Gianni Alemanno torna sul caso Marrazzo, definendo «dietrologia troppo complicata» la ricerca di un movente politico al sexygate che ha travolto il governatore della regione Lazio ora autosospeso. «Non mi sembra - dice il sindaco - che i profili di ricatto abbiano mai assunto un rilievo politico a livello istituzionale. Credo sia una questione tutta privata che attiene alla coscienza di Marrazzo e al modo in cui lha vissuta in questi mesi». Resta limpressione che ci sia più simpatia umana e politica per Marrazzo nel centrodestra che nel centrosinistra. «La strada scelta dal Pd nei confronti di Marrazzo - analizza il consigliere Donato Robilotta - è quella di tenerlo ancora un po nel tritacarne mediatico per allungare i tempi delle elezioni; lopposizione, però, non può e non deve commettere lerrore di sbagliare obiettivo perchè Marrazzo va tenuto fuori dalla contesa politica». «Dobbiamo spiegare ai cittadini il fallimento di questa maggioranza - aggiunge Robilotta - ma allo stesso tempo dobbiamo presentarci come forza di governo. Attraverso canali personali avevo consigliato a Piero Marrazzo, avversario politico, ma mio amico fraterno, di dimettersi prima di presentare il certificato medico attribuendo così di fatto i poteri e anche le responsabilità al vice Montino. Solo in questo modo avrebbe evitato di conservare la carica di presidente della Regione. La supponente reggenza di Montino potrà essere solo temporanea poiché quando il presidente Marrazzo si dimetterà dovrà essere lui ad accollarsi i problemi legati alla sanità presentando il piano sanitario con la rimodulazione della rete ospedaliera al tavolo tecnico del Ministero». Il deputato romano Mario Baccini, leader dei Cristiano Popolari nel Pdl, parla di «una brutta storia» e di un Marrazzo già in bilico prima dello scandalo: «La gestione non era allaltezza delle aspettative anche per mancanza di progettualita - ha detto Baccini - speriamo che con le prossime elezioni il nuovo governo regionale possa superare queste drammatiche criticità».
E a sinistra? Lo shock è stato forte, soprattutto per una forza politica già prostrata. Ma cè qualcuno che riesce a guardare avanti. Come il presidente del consiglio regionale Bruno Astorre, secondo il quale «il nuovo candidato alla presidenza della Regione Lazio deve avere capacità, credibilità e spendibilità, soprattutto per unificare unalleanza di governo che vada dallUdc a tutte le forze del centrosinistra che vogliono concorrere al governo del Lazio». Quanto al totonome, sta al gioco soltanto Goffredo Bettini, che «apre» a Ignazio Marino come possibile candidato del pd alla presidenza della Regione.
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