da Roma
Non sono l«uomo nero», è che la sinistra mi dipinge così. Gianni Alemanno, come Jessica Rabbit, si difende dalla sua immagine. Nella prima intervista a un giornale straniero, linglese Sunday Times, il neosindaco di Roma assicura di non essere «fascista, ex fascista o postfascista». Quella parola ormai «appartiene ai libri di storia», e gli avversari politici che lo definiscono «una camicia nera cattiva» dicono una «bugia». Cresciuto dentro An, Alemanno ha percorso il cammino del suo partito e ora dice di odiare tutte le forme di totalitarismo, di destra e sinistra. «Non mi sono mai definito fascista, persino quando ero giovane - spiega -. Ma negli anni 70 e 80 noi a destra pensavano che il fascismo fosse sostanzialmente positivo. Ora capiamo che era totalitario e generalmente negativo, devessere condannato». Lintervistatore insiste, gli chiede se storicamente ci fu qualcosa di buono nel fascismo. «Ciò che è positivo, - risponde Alemanno - dal punto di vista storico, è il processo di modernizzazione. Il fascismo fu fondamentale nella modernizzazione dellItalia. Il regime prosciugò le paludi; creò linfrastruttura del Paese».
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