Alemanno: "A Napoli il peggio della sinistra"

Il sindaco di Roma Alemanno: "In Campania si concentrano inefficienze e contraddizioni. Sui problemi concreti è più facile dialogare con Rifondazione che con il Pd: troppo diviso"

Alemanno: "A Napoli il peggio della sinistra"

Roma - Tempi duri per i primi cittadini, sindaco Alemanno?
«In questi anni s’è caricata sui sindaci una serie di problemi, senza che corrispondessero risorse adeguate. Abbiamo una struttura che è rimasta debole dal punto di vista amministrativo, carente di risorse, mentre l’attesa dei cittadini cresce».

Qual è la soluzione?

«Fare in modo che la riforma del federalismo fiscale, attesa da tutti i sindaci di ogni colore, non sia soltanto regionale ma riconosca un adeguato ruolo ai comuni. La nostra è l’Italia dei cento campanili, e il federalismo italiano ha da essere innanzi tutto comunale».

Prende le difese del municipio di Napoli?

«Quella è una situazione particolare, perché al di là del giudizio sulle persone, nel centrosinistra campano si è concentrato il massimo delle contraddizioni e dell’inefficienza del centrosinistra nazionale. Ma va detto che la situazione è difficile per tutti, è difficile per amministrazioni virtuose come quelle di Torino e Milano, ed è difficile per Napoli come per Roma. Poi certo, in questo contesto c’è chi fa meglio e chi fa peggio».

Anche lei si lamenta del governo centrale?
«Tutt’altro. Il governo Berlusconi ha fatto per Roma molto più di ogni altro governo precedente. Smentendo quanti in campagna elettorale accusavano il Pdl come nemico di Roma».

Gli altri enti locali però, mugugnano che Roma riceve di più e con favore speciale.

«Questi finanziamenti sono soltanto un anticipo garantito. Con i parametri del federalismo fiscale, Roma avrebbe diritto a ben altro che 500 milioni».

Il capo dello Stato piange su Napoli e «l’impoverimento morale» della politica. Risiamo alla questione morale?

«A me non piace agitare la questione morale come un’arma politica. C’è la magistratura, e l’unico auspicio è che non si costruiscano teoremi. A Roma noi non facciamo sconti, abbiamo pubblicizzato con chiarezza quel che c’era nel bilancio, ma senza fare teoremi. La gente è stanca di storie abusate».

I carabinieri le hanno dato una bella mano, col blitz di ieri al campo nomadi del Casilino. Soddisfatto?
«I Ros hanno scoperto una cosa inquietante, accertando che molte di quelle persone vivono nelle baracche ma possedendo appartamenti, soldi in banca e contanti nei bustoni della spazzatura. È la conferma di quanto ripetiamo da tempo, cioè che nei campi nomadi va realizzata la solidarietà, l’integrazione, ma va restaurata anche la legalità».

Su questo fronte, trova sponda solo nei sindaci del Nord o anche nella sua opposizione?

«Tutti coloro che hanno responsabilità amministrative, di destra e sinistra, dicono la stessa cosa. Pensi all’ordinanza antiprostituzione, che mi ha provocato attacchi allucinanti, quando lo stesso provvedimento l’aveva già preso Zanonato, sindaco di centrosinistra a Padova: ricordo uno scontro memorabile a Matrix tra Zanonato e Concita De Gregorio che dirige l’Unità, loro litigavano e io stavo zitto. E lo scandalo sull’armamento dei vigili urbani? In tutti i comuni, anche Torino e Bologna, i vigili erano già armati meno che a Roma. Sulle questioni della lotta al degrado io mi trovo quasi sempre d’accordo con tutti i sindaci, da Chiamparino in giù, ed è solo la sinistra romana a sostenere cose strampalate: forse perché si trova in grandissima difficoltà, non avendo ancora elaborato il lutto per la fine della stagione veltroniana, e poiché è profondamente divisa. Soprattutto il Pd, perché paradossalmente, sui problemi concreti è più facile parlare con Rifondazione che col Pd».

Ce la farà, a mettere un limite ai cortei nel centro di Roma?
«Tutti sanno che i cittadini romani sono stanchi. Ai tempi in cui a fare i cortei ero io, occorreva il permesso della questura e del comune, dovevi concordare il percorso: non era semplice organizzare una manifestazione. Non si capisce perché se c’erano dei regolamenti negli anni ’70 e ’80, molto più turbolenti di questi, non debbano esserci adesso.

Roma è la capitale? Bene, stabiliamo un tetto di tre cortei al mese per le manifestazioni nazionali, ci si prenota per tempo, e le manifestazioni settoriali si svolgono in una piazza o due. Non è che girando per via Nazionale o i Fori Imperiali ti veda tanta gente più di quanta ne resti imbottigliata nel traffico. Sarà dura farcela, ma è inevitabile».

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