Alemanno nella città ferita: «Ce la faremo»

L’INCONTRO Ha parlato con il collega Cialente e col vescovo Molinari nella scuola della Gdf

Alemanno nella città ferita: «Ce la faremo»

nostro inviato all’Aquila

Si muove per l’Aquila, città ferita, con la voglia di stare vicino alle popolazioni colpite dal sisma del 6 aprile ma anche con la paura di intralciare le febbrili operazioni di soccorso. Gianni Alemanno non ha voglia né bisogno di passerelle. «Noi dobbiamo essere solo di supporto, senza protagonismi inutili, dando priorità ai soccorsi».
È all’insegna della discrezione la giornata aquilana del sindaco di Roma, giunto alla testa di una colonna della protezione civile arrivata ieri a San Vittorino, uno dei comuni più colpiti dell’hinterland del capoluogo abruzzese. Un segno di supporto che è solo il primo passo. «C’è necessità di mettere insieme non soltanto gli interventi di emergenza ma cominciare subito a coordinare un’idea di ricostruzione in maniera tale che possiamo assistere le persone e accogliere anche a Roma gli sfollati. Nel momento in cui ci sarà una ricostruzione le daremo un impulso non solo materiale ma anche civile e morale». A San Vittorino, dove in una trentina di tende sono ospitati circa duecento terremotati, Alemanno si è trovato a festeggiare anche il compleanno di Arianna, che ha dimenticato per qualche ora le sue paure per ritrovarsi con gli amichetti a spegnere le candeline, come fosse un giorno normale. Ma di normale non c’è nulla qui a San Vittorino.
«La richiesta di accoglienza e assistenza aumenta con il passare dei giorni», dice Piero Meloni, uno dei responsabili del campo. Alemanno cammina fra le tende con l’aria di chi non vuole farsi notare. Ma gli sfollati lo notano eccome. C’è chi lo saluta, chi lo ringrazia come rappresentante delle istituzioni, chi chiede a lui informazioni sulla propria casa. Lui risponde a tutti: «Coraggio, ce la faremo, sistemeremo tutto. Stiamo mobilitando tutte le nostre strutture per l’emergenza e a Roma è in atto una vera e propria gara di solidarietà». Alemanno ricorda che il Campidoglio ha aperto «un conto corrente comunale per raccogliere le risorse, i proventi li daremo direttamente al Comune di L’Aquila». Inoltre Alemanno ha anche ricordato l’iniziativa di federalberghi, che ha messo a disposizione nella capitale mille posti letto per gli sfollati, finanziati per il 15 per cento dagli stessi albergatori e per il resto dal Comune. «Roma fa la sua parte - dice -. Del resto qui all’Aquila sono già presenti molti uomini dell’Ama, dell’Acea, vigili urbani e protezione civile».
Prima di San Vittorino, Alemanno ha incontrato il suo collega dell’Aquila Massimo Cialente e il vescovo Giuseppe Molinari nella scuola della Guardia di Finanza alla periferia ovest dell’Aquila che da giorni fa da centrale operativa dei soccorsi, da sede temporanea della Protezione civile nazionale e regionale, da punto d’appoggio delle forze dell’ordine, da sala stampa, da sede delle conferenze stampa, da obitorio improvvisato e che domani farà anche da chiesa per i funerali solenni delle vittime. «Questa è una tragedia nazionale - ha detto Alemanno commentando le conseguenze del terremoto -. C’è un misto di profonda commozione, di dolore e di ammirazione per gli aquilani che stanno reggendo con grande orgoglio e coraggio».
Infine Alemanno si è inoltrato per le strade del centro dell’Aquila, tra strade sventrate, case pericolanti, panni stesi che sembrano spettri impiccati. Il sindaco di Roma ha percorso via XX Settembre, una delle strade centrali dell’Aquila, e ha fatto una capatina davanti all’ormai tristemente nota Casa dello studente, ridotta a un polveroso ammasso di mattoni, polveri e pezzi di vite distrutte. Sotto ci sono ancora i corpi di tre persone che è sempre più utopistico immaginare vive. Una madre ha portato dei fiori nel luogo in cui è morto suo figlio, Vassilis Koufolias, 27 anni, studente di ingegneria. Alemanno assiste allo strazio della donna e si intrattiene con lei. Poi riesce il piglio pratico dell’amministratore. «Ho esaminato le strutture di cemento armato ed effettivamente si tratta di un materiale inadeguato e inadatto a fronteggiare un sisma.

Da questo punto di vista, dobbiamo rivedere le normative e fare in modo che nella costruzione di opere pubbliche e nei cantieri ci sia una maggiore attenzione». Anche a Roma. «Faremo una riunione perché quest’esperienza non rimanga inutile», promette.

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