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Alemanno il pontiere scalda i muscoli e flirta con Tremonti

nostro inviato a Orvieto

Gianni Alemanno scalda i muscoli e flirta con il superministro dell’Economia Giulio Tremonti. Accende i motori a Orvieto, in occasione del primo dei tre giorni dedicati tutti alla sua fondazione «Nuova Italia». Come sempre, guai a chiamarla corrente: soltanto think tank, pensatoio, circolo culturale. Ma anche politica allo stato puro sul presente e soprattutto sul futuro. Tutt’altro che roseo. Titolo della convention: «Dalle identità locali all’unità nazionale. Sussidiarietà e federalismo per ritrovare l’Italia». E quale miglior interlocutore se non il ministro Tremonti che, assieme a Umberto Bossi e Roberto Calderoli, sta cucinando i decreti attuativi per portare a casa il federalismo?
Ma qui a Orvieto si parla anche di Pdl, sfibrato dal continuo braccio di ferro con i finiani e dall’attacco delle ultime inchieste della magistratura. Alemanno, poco dopo la firma di un protocollo d’intesa con il «padrone di casa», il sindaco di Orvieto Toni Concina, raggiunto dal Giornale assicura che lui, assieme ad altri, sta svolgendo il ruolo di pontiere tra Berlusconi e Fini: «Mi auguro che il loro dissidio si possa ricomporre». Ma da qui a una pace ce ne passa e Alemanno allarga le braccia: «Di Pdl parliamo domani» (oggi per chi legge, ndr). Certo, nonostante gli auspici la sensazione è che tra i due ormai la frattura sia insanabile. E gli effetti potrebbero essere devastanti. Ecco perché è meglio organizzarsi, guardarsi attorno, agire. Al Pdl Alemanno ci pensa eccome. Lo fa da una posizione forte, da quasi leader.
Il sindaco della Capitale, storico capo dell’anima sociale del Msi prima e di An poi, di voti e appeal politico ne ha parecchi. Magari ha perso qualche pedina tra i parlamentari che, negli ultimi mesi, hanno deciso di seguire il presidente della Camera. Ma sul territorio il suo nome ha un peso specifico notevole. Certo, il suo serbatoio è pieno a Roma e nel Lazio mentre scarseggia al Nord. Poco male: basterebbe trovare una spalla settentrionale, meglio se bella forte. E guarda caso proprio Tremonti è di Sondrio. Tra i due, ieri, è stato un continuo scambio di cortesie reciproche: abbracci all’apertura dei lavori e poi sorrisi, ammiccamenti e grandi cenni col capo ad annuire alle rispettive tesi.
Dando la parola al ministro dell’Economia, Alemanno si è lasciato scappare la benedizione ufficiale: «In questo momento di grande difficoltà ci può essere una grande riflessione per superare la crisi ma anche per avere una forte rigenerazione. E in questo Giulio può essere una guida e un punto di riferimento non solo sul piano economico ma anche culturale». Poi, qualche ora dopo la conferma con una sorta di rettifica: «Tremonti ha lo spessore culturale e ideologico per fare il leader, anche se oggi il leader politico è Berlusconi». Oggi. Domani è un altro giorno. E un politico navigato come Alemanno non può non pensare anche al domani. Altro indizio è quanto detto a La7: «Nel Pdl serve molta partecipazione. Noi vogliamo assolutamente che comincino i congressi del Pdl a livello territoriale, comunale e provinciale». E ancora: «Il dibattito, la molteplicità dei punti di vista e le fondazioni sono la vita di un partito: guai a un partito quadrato sennò torniamo ai partiti totalitari». Per la serie: attenti che adesso mi muovo anch’io. Non da solo, anzi, sono ben accompagnato.

«Una squadra», dirà poi ragionando al dopo Berlusconi: «Sono convinto che dopo Berlusconi non ci sarà un nuovo Berlusconi ma una squadra, ci saranno più persone che avranno ruoli diversi e rappresenteranno la seconda fase del Pdl».
E forse anche di questo hanno parlato Alemanno e Tremonti in un faccia a faccia blindatissimo, durato mezz’ora, al bar pasticceria «Scarponi», in piazza del Popolo di Orvieto.

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