Gianni Alemanno non sarà il miglior sindaco che la Città eterna abbia avuto nei suoi lunghi e travagliati secoli di storia, ma considerarlo il peggiore è francamente un po' esagerato. Avrà di certo la sua quota di responsabilità per il caos in cui è precipitata Roma dopo la nevicata - e del resto lo ha ammesso, seppur non troppo convintamente, in un'intervista al Corriere di ieri -, ma indicarlo come l'unico colpevole e farne il capro espiatorio di un disastro che ha molti padri è ingiusto e persino un po' infantile.
Bisogna dire che Alemanno ha compiuto un errore strategico: forse per anticipare le prevedibili polemiche, che in Italia non mancano mai, forse per informare i cittadini e mostrar loro che la situazione era sotto controllo, il sindaco ha scelto di andare subito e massicciamente in televisione, esponendosi così oltre misura in un frangente che avrebbe invece suggerito prudenza. E infatti in tv, dove le regole del reality governano ormai anche la comunicazione politica, si è subito aperto il duello per la nomination con il capo della Protezione civile. E siccome il capo non è più Bertolaso - considerato a sinistra troppo amico di Berlusconi, sebbene abbia lavorato anche con i governi dell'Ulivo, e già condannato sui media per i suoi rapporti con la cosiddetta Cricca -, ma l'immacolato e politicamente vergine Franco Gabrielli, non c'è stata partita: Alemanno ha sbagliato due volte, prima con la gestione dell'emergenza e poi attaccando la Protezione civile. Che è tornata ad essere - col timbro del ministro dell'Interno Cancellieri - intoccabile e al di sopra di ogni sospetto.
Diciamo la verità: la colpa peggiore di Alemanno è non essere Rutelli o Veltroni. Il punto qui non è quanti errori abbia fatto il sindaco o quanti ne abbia fatti Gabrielli, quanto inefficiente sia la macchina comunale capitolina o quanto impreparate siano le società che gestiscono le ferrovie e le autostrade: la catastrofe della neve (non soltanto a Roma, dove vale quanto meno l'attenuante della rarità del fenomeno) ha confermato per l'ennesima volta, se mai ce ne fosse bisogno, che è l'Italia nel suo insieme ad essere inefficiente e strutturalmente impreparata a gestire qualsiasi emergenza, anche la più lieve. Il punto è che bisogna sempre trovare un capro espiatorio da offrire all'opinione pubblica, per sviarne l'attenzione e allentarne la tensione, e Alemanno il fascista è subito sembrato perfetto.
Ieri Alberto Statera ha riempito un'intera pagina di Repubblica per descrivere le malefatte, le figuracce e le inadeguatezze del sindaco di Roma: «Gaffe, parentopoli e camerati: l'epopea del sindaco alpinista sempre a caccia di colpe altrui». Più che un ritratto, un verdetto da macchinetta del fango. Non si ricordano articoli o commenti del genere su Marta Vincenzi, sindaco democratico di Genova, quando l'alluvione seminò distruzione e morte e lei, la Vincenzi, andò avanti per giorni a sostenere che il Comune non aveva nessuna responsabilità nell'aver tenuto aperte le scuole, perché all'orario di apertura non pioveva o pioveva poco. La responsabilità, secondo il sindaco, era invece dei genitori, che non avrebbero dovuto andare a prendere i propri figli a scuola perché, a quell'ora, l'allarme era scattato. Alemanno, per la cronaca, a Roma ha chiuso prudentemente le scuole in anticipo: eppure si è preso dieci volte gli insulti della Vincenzi.
Se a palazzo Chigi ci fosse ancora Berlusconi, il sindaco di Roma sui giornali probabilmente se la sarebbe cavata meglio, e gran parte delle colpe sarebbero
ricadute sul governo del Cavaliere. Ma ora a palazzo Chigi c'è Monti, e improvvisamente i Comuni (soprattutto quelli con un sindaco di centrodestra) diventano gli unici responsabili e i soli colpevoli. Nevica, Campidoglio ladro!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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