Alfano insiste: punire i pm che sbagliano

RomaSulla responsabilità civile dei magistrati «non cederemo», si tratta di un «punto troppo importante», dice Angelino Alfano.
Se dunque il Pd agita la bandiera del lavoro e della difesa dell’articolo 18, il Pdl alza l’asticella sulla giustizia sfidando il governo e gli alleati, o meglio i «fratelli-coltelli» (copyright di Pier Luigi Bersani) A-B-C, che si sono esibiti ieri nel loro ormai collaudato numero a tre, stavolta davanti a Confagricoltura, in quel di Taormina. Alfano sa bene che quello della giustizia è un terreno terribilmente accidentato, sul quale il Pd non può permettersi alcuna concessione al nemico berlusconiano, nonostante le alleanze di governo. E dunque si diverte a stuzzicarlo, agitando la muleta rossa della responsabilità civile dei magistrati («L’idea di chi sbaglia paga si deve applicare a tutti e non, come adesso, a tutti tranne che ai magistrati», dice il segretario Pdl) davanti al toro democrat. E rincarando la dose con la famosa «legge-bavaglio», quando insiste che tra le cose «molto importanti» da fare nelle prossime settimane c’è certo la legge anticorruzione (nella formula «varata dal governo Berlusconi e che porta la mia prima firma») ma devono esserci anche «una vera legge per evitare gli abusi delle intercettazioni», e nuove norme sulla responsabilità dei giudici.
Affermazioni che fanno subito scattare la contraerea giustizialista di Italia dei valori, che a sua volta strattona da sinistra il Pd: «Il tentativo di Alfano di avvelenare i pozzi va smascherato immediatamente», tuona il capogruppo dipietrista Felice Belisario, denunciando il tentativo Pdl di «neutralizzare la lotta alla corruzione», «punire i giudici privandoli dello strumento delle intercettazioni» nonché «mettergli la museruola e bastonarli» con la responsabilità civile. Uno «sporco gioco» che va fermato «a ogni costo», e al quale «mi auguro che il Pd non si presti».
In verità, come ben sa Alfano, il governo al momento ha ben altre gatte da pelare, tra lo spread che si rialza e la legge di riforma del lavoro da mandare in fretta in Parlamento e su cui chiudere un saldo accordo coi partiti di maggioranza. E dunque, sapendo quanto siano vaste le distanze tra alleati sul tema, il ministro della Giustizia Paola Severino ha per ora sfilato dal tavolo di maggioranza il pacchetto, rimandando la ricerca di un’intesa a una serie di suoi incontri bilaterali con i partiti.
Per il segretario del partito berlusconiano, però, i provvedimenti sulla giustizia diventano una ulteriore arma per mettere in difficoltà il Pd, che ieri con Bersani ha insistito sulle norme anticorruzione, ostacolate dal Pdl: «Mezzo mondo ci sta dicendo che dobbiamo averle, noi vogliamo andare avanti». Il sospetto, nel Pd, è che il governo sia troppo disponibile di fronte a veti e rilanci del Pdl, proprio mentre fa pressing sulla sinistra perché digerisca senza storie la modifica dell’articolo 18.


Alfano è comunque convinto che la strategia di appoggiare e «orientare» il governo, e al tempo stesso di picchiare continuamente sul principale alleato sia fruttifera: «I sondaggi ci danno ragione, il trend calante si è invertito», assicura. Con la speranza che qualcosa di quei sondaggi arrivi anche dentro le urne delle prossime amministrative.

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