Roma Gli ispettori del ministero della Giustizia partono per Trani, dopo le notizie sull’inchiesta che riguarderebbe il premier Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il consigliere dell’Autorità per le comunicazioni Giancarlo Innocenzi. Superato lo scetticismo (viste le mancate condanne che seguono sempre le fughe di notizie dalle Procure), il Guardasigilli Angelino Alfano li ha inviati perché vuole vederci chiaro sulla vicenda delle presunte pressioni sulla Rai contro trasmissioni scomode, come Annozero di Michele Santoro. E gli ispettori hanno un mandato ben preciso: capire come possano verificarsi nell’inchiesta quelle che lo stesso ministro definisce «tre gravissime patologie che sono chiare anche a uno studente che affronta all’università l’esame di procedura penale e cioè: un problema gravissimo di competenza territoriale, un secondo problema di abuso delle intercettazioni e un terzo che riguarda la rivelazione del segreto d’ufficio». Ma il Csm già corre in soccorso delle toghe: «è un tentativo di intimidire i magistrati di Trani», tuonano alcuni consiglieri.
Sulla competenza territoriale insiste anche il legale di Innocenzi, Marcello Melandri: «La Procura di Trani è certamente incompetente a procedere in questa vicenda. Se i fatti sono avvenuti a Roma, l’indagine andava trasferita nella capitale». Il Guardasigilli precisa di non conoscere «nel dettaglio» l’inchiesta, ma da quello che si sa vede «almeno» queste tre distorsioni. L’ispezione, sottolinea Alfano, si svolgerà «ovviamente senza interferire nell’indagine, potere che non mi compete».
Da Trani il procuratore Carlo Maria Capristo, che per ora non ha né confermato né smentito nulla, fa sapere: «Siamo qui a disposizione». E ai giornalisti che insistono per saperne di più, replica solo: «State tranquilli, lasciateci lavorare con riservatezza, tranquillità e professionalità. Non ci sono comunicazioni per la stampa».
La decisione di Alfano ne fa il bersaglio delle opposizioni. Per il Pd appare sempre di più come un «ministro ad personam». «Alfano - attacca la deputata Donatella Ferranti -, dovrebbe utilizzare la stessa sollecitudine che usa ogni volta che in un’indagine giudiziaria è coinvolto Berlusconi per risolvere i problemi della giustizia che interessano tutti i cittadini. Ci spiace che con queste sue continue attenzioni alle questioni personali processuali del premier venga sempre più svuotato il suo ruolo istituzionale».
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