Alfano: no all’immunità con legge costituzionale

RomaIl suo arrivo a palazzo Grazioli, intorno alle 17.30, era sembrato il segnale di una cattiva notizia. Il Guardasigilli Angelino Alfano si è unito solo tra gli ultimi ieri pomeriggio al vertice in corso da Silvio Berlusconi, la lunga attesa della sentenza della Consulta sul Lodo per le alte cariche. Mezz’ora dopo che aveva varcato la soglia di via del Plebiscito, i flash delle agenzie sulla bocciatura della sua legge. La sua è parsa l’amarezza più grande: «È una sentenza che sorprende, e non poco», è stato il suo primo commento.
Il disappunto riguarda «l’evocazione» da parte dei giudici «dell’articolo 138 della Costituzione», ossia il principio secondo il quale per il Lodo sarebbe stata necessaria una legge costituzionale e non ordinaria.
«La Corte Costituzionale - ha reagito a caldo Alfano - dice oggi ciò che avrebbe potuto e, inevitabilmente, dovuto dire già nel 2004 nell’unico precedente in materia». Perché, quando si pronunciò sul lodo Schifani, la Consulta non si era appellata all’articolo 138? A essere «incomprensibile» è «come giudici costituzionali abbiano potuto spendere, nel 2004, pagine su pagine di motivazioni relative alla rinunciabilità della sospensione processuale, alla sospensione della prescrizione e tanto altro ancora, senza fare alcun riferimento alla necessità di una legge costituzionale». L’«argomento» dell’articolo 138 «è inspiegabile che venga evocato quest’oggi».
È questa la sorpresa che non ci si aspettava. «Se questo argomento, che non condividiamo, fosse stato usato a tempo debito - ha proseguito Alfano - avrebbe evitato al Parlamento di essere oggettivamente indotto a utilizzare lo strumento della legge ordinaria e al capo dello Stato una promulgazione munita di pubbliche motivazioni».
Più tardi, a Porta a Porta, il ministro ha poi assicurato che «continueremo a governare, anche perché lo abbiamo fatto bene in questi sedici mesi». La legge «è stata caricata di un eccesso di drammatizzazione da parte di qualcuno che magari immaginava come un’eventuale bocciatura del Lodo potesse aprire la via alla fine di questo governo». E invece «la rotta è segnata», l’esecutivo va avanti a lavorare secondo il mandato. Per il momento non c’è all’orizzonte alcuna ipotesi di «legge costituzionale che aprirebbe il campo all’ipotesi dell’immunità parlamentare».

Certo è che la sentenza della Consulta creerà adesso «un conflitto»: da una parte «c’è Silvio Berlusconi premier, legittimato da milioni di voti, che ha diritto a governare, dall’altro vi è il cittadino Silvio Berlusconi, che ha il diritto di difendere se stesso».

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