Alfano prepara la rivoluzione: «Stato d’emergenza nelle carceri»

Roma La questione del sovraffollamento delle carceri italiane sbarca oggi in Consiglio dei ministri. A portarla sarà proprio il Guardasigilli, Angelino Alfano, intenzionato a chiedere lo stato di emergenza per gli istituti penitenziari del nostro Paese.
Il titolare del ministero di via Arenula lo ha anticipato ieri a Montecitorio, durante la discussione di alcune mozioni di maggioranza e opposizione sulle carceri italiane. «Annuncio in quest’aula che domani mattina in Consiglio dei ministri proporrò la dichiarazione dello stato di emergenza per quanto riguarda la situazione delle carceri italiane», ha esordito Alfano.
La cristallizzazione dell’emergenza è il primo passo di un piano carceri che, ha spiegato ancora il Guardasigilli, sarà basato su «tre pilastri» per affrontare e risolvere l’ormai endemico sovraffollamento delle celle nostrane: 206 carceri che ospitano 64mila detenuti, circa 20mila in più rispetto alla capienza regolamentare, e vicino al «limite tollerabile», fissato in 66.550 posti.
Dei «tre punti», dunque, il primo non poteva che riguardare l’edilizia penitenziaria: il progetto del ministro dovrebbe portare la capienza delle carceri italiane a 80mila posti. Parallelamente, Alfano ha previsto di intervenire sulle sanzioni, per alleggerire i penitenziari degli «ospiti» ormai prossimi al termine del periodo di carcerazione. «Ci saranno delle riforme di accompagnamento che atterranno il sistema sanzionatorio e che riguarderanno coloro che devono scontare un piccolo residuo di pena», ha spiegato il titolare del dicastero della Giustizia. In pratica, ai detenuti che devono scontare ancora fino a un anno di reclusione potrebbero essere concessi gli arresti domiciliari, collaborando così ad allentare la pressione della popolazione carceraria. Il terzo puntello del piano prevede di rimpolpare l’organico della polizia penitenziaria, incrementando il numero di agenti in forza al corpo (attualmente circa 40mila) di «oltre duemila unità».
Un piano al quale il Guardasigilli crede molto. «Confido che il Consiglio dei ministri accolga questa mia richiesta, perché penso che solo attraverso questa via si possa riuscire a recuperare un vero significato dell’articolo 27 della nostra Costituzione», ha aggiunto parlando in Aula, riferendosi allo scopo di rieducazione che dovrebbero avere i penitenziari.
Soddisfatto il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, a sollevare dubbi ci ha pensato il capogruppo del Pd, l’ex segretario Dario Franceschini, chiedendo ad Alfano di «garantire che il governo non abuserà dello strumento dell’ordinanza al posto dei normali provvedimenti legislativi in seguito al via libera allo stato di emergenza per le carceri» da parte del Cdm.

Ma proprio il Guardasigilli ha rassicurato l’esponente democratico quanto al timore di «abusi»: «Lo stato d’emergenza - ha spiegato Alfano - non è il preludio a un abuso, è uno strumento di efficienza. Negli ultimi due anni i detenuti sono aumentati di 700-800 al mese, vogliamo realizzare un numero di posti che ci consenta di tamponare l’emergenza con efficienza e trasparenza».

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