Alfano: «Speso un miliardo per le intercettazioni» E D’Alema: la P4 è pattume

RomaD’Alema come Alfano. L’ex segretario del Pd rinnega le paginate di vita privata raccattate dai pm e sventolate sui giornali. Le sue parole sgretolano i luoghi comuni della sinistra e la spaccano. E D’Alema si becca la sua dose di polemiche.
Alfano quasi come D’Alema. La valanga di intercettazioni griffata Woodcok per l’inchiesta sulla P4? «Può anche essere divertente leggerle sui giornali - commenta amaro il Guardasigilli - ma non c’è nulla di penalmente rilevante. E non sono gratis per il sistema».
Fa i conti, il ministro della Giustizia, alla tavola rotonda di Confindustria sui costi della giustizia: «Il debito accertato nei confronti di ditte e operatori telefonici è di un miliardo di euro. Si tratta di servizi giusti, perché le intercettazioni si devono fare, ma non sono certo gratis».
Il Guardasigilli ricorda che ad ottobre 2008, poco dopo il suo arrivo a via Arenula, le ditte che fornivano il materiale per le intercettazioni minacciarono di bloccare il servizio, perché non venivano pagate da troppo tempo. Dopo lunghe trattative «i costi delle intercettazioni sono diminuiti di un terzo, grazie alla strategia del fiato sul collo» delle ditte, che per gli stessi servizi applicavano diversi prezzi in diversi uffici giudiziari.
L’accusa del ministro provoca una reazione dalla procura napoletana. «Io non parlo - dice Henry John Woodcock, titolare con Francesco Curcio dell’inchiesta P4. Parlano gli atti processuali, che sono stati già esaminati da un giudice e che saranno esaminati da altri giudici». La pubblicazione dei verbali fa tornare d’attualità la legge sulle intercettazioni, incagliatasi con il governo Prodi e poi con quello Berlusconi. Il Pdl è deciso a tornare all’attacco e si parla anche della possibilità di un decreto legge, che però sarebbe sgradito al Quirinale. Fini infatti si affretta a bocciarlo. Niente decreto-bavaglio. «Ma è giusto regolamentare le intercettazioni». Aggiunge: «Nessun imbarazzo per Bocchino, ma a me Bisignani non telefonava».
Ma è possibile ora trovare un accordo bipartisan? Lo fa pensare, appunto, l’uscita di D’Alema. «Leggiamo in questi giorni una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che vedere con vicende penali e sgradevolmente riferiscono vicende private delle persone. Tutto questo non è positivo». Il leader Pd accusa il governo di non aver fatto una legge, aggiunge che ora è «tardi» per pensarci ed è «inopportuno intervenire per decreto». La base, comunque, dovrebbe essere il ddl «equilibrato» del governo Prodi. Il presidente del Copasir proprio ieri ha proposto e ottenuto che l’organismo parlamentare chiedesse le carte sulla P4 alla procura di Napoli. Nell’inchiesta, infatti, sono finiti anche i servizi segreti e nelle intercettazioni si parla di un incontro dello stesso D’Alema con il nuovo capo dell’Aisi, Adriano Santini, accompagnato dal faccendiere Luigi Bisignani. Oltre che di rapporti tra quest’ultimo e l’amico di D’Alema Enzo Morichini, travolto da diverse inchieste. Tanta preoccupazione per la privacy del leader Pd ha a che fare con questo?
Giuseppe Lumia fa la nota stonata: «Le dichiarazioni intercettate e pubblicate sui giornali non sono conversazioni private, ma riguardano la vita politica». E Ignazio Marino e Oriano Giovanelli denunciano il «bavaglio all’informazione per proteggere gli affaristi». Intanto, nel Pdl il punto è: da quale testo ripartire? Per Maurizio Lupi dev’essere «il più possibile condiviso».

Ma Gaetano Quagliariello vede «la soluzione migliore» nella versione più dura già approvata al Senato. «Perché dopo 2 anni e mezzo ricominciare da zero?», obietta la presidente Fli della commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno.

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