Economia

Algebris-Generali Bernheim a Roma in cerca di sostegni

da Milano

Il presidente Antoine Bernheim cerca anche lo scudo delle istituzioni contro l’attacco lanciato dal fondo speculativo Algebris alla governance e ai risultati di Generali. Messo alle strette dalle feroci critiche anche personali contenute nella dura lettera inviata dal fondo britannico, Bernheim è così da ieri sera in «missione diplomatica» a Roma.
Nell’agenda dell’anziano finanziere francese, che sabato ha incassato il pieno sostegno di Mediobanca che si è detta pronta a fare quadrato per proteggere la propria partecipata e i suoi vertici, c’è un giro di incontri con il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa. Probabile anche un vertice con il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ma Palazzo Koch non ha confermato l’indiscrezione. Ad anticipare i dettagli della trasferta nella capitale di Bernheim è stato il Sole 24 Ore.
Il finanziere, vicino ai grandi soci francesi di Mediobanca e finora visto come il garante dell’italianità di Generali, farebbe in particolare notare a Padoa-Schioppa e a Draghi come in discussione non ci sarebbe solo la propria permanenza alla presidenza delle Generali, ma lo stesso destino del gruppo assicurativo. Il timore è infatti che dietro l’attacco del fondo guidato da Davide Serra si possano nascondere altre mani. Da qui la decisione di Bernheim di rompere gli indugi, cercando quanto meno di evitare l’accerchiamento. Il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, avrebbe del resto già rassicurato Bernheim sul proprio appoggio, ma alcuni degli altri grandi soci di Generali potrebbero non essere disposti a fare altrettanto. Finora l’attestato di fiducia più esplicito è stato pronunciato sabato scorso nel corso dell’assemblea dei soci da Cesare Geronzi: «Noi siamo tranquilli» quello di Algebris «non è un attacco», aveva detto il presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca. Quest’ultima è il principale socio di Generali (14,1% del capitale) e ancora più esplicito era stato l’amministratore delegato Alberto Nagel: il management di Trieste, «da Bernheim a Perissinotto e Balbinot, sta facendo un lavoro encomiabile e hanno tutti il nostro sostegno».

Bernheim ne aveva preso atto con una battuta: «Sull’età non posso lavorare, sul resto sì».

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