da Milano
Air France va avanti. Anzi, no. Non è una contraddizione. I vertici di Parigi assicurano: i colloqui con Alitalia stanno rispettando le scadenze previste. Ma se non saremo graditi al prossimo governo, faremo marcia indietro.
Le dichiarazioni vengono dal numero due della compagnia, il direttore generale Pierre-Henri Gourgeon, che ha parlato in una conference call con gli analisti dopo l’approvazione della terza trimestrale (che registra un calo dell’utile del 39%, attribuito soprattutto agli scioperi); e che ha assicurato che la trattativa con Alitalia «è esattamente al punto in cui dovrebbe essere».
Ma in prospettiva ci possono essere delle variabili: «Seguiamo il più possibile l’evoluzione del quadro politico in Italia - ha assicurato Gourgeon -. Abbiamo sempre detto che avremmo stretto l’accordo con Alitalia solo a patto che fossero presenti un certo numero di condizioni. Tra queste noi diamo un peso importante alla posizione dei sindacati e, ovviamente, del governo», ha spiegato. «Se il governo cambia, noi ci aspettiamo di avere il suo sostegno. Se così non fosse, probabilmente per noi sarebbe difficile andare avanti: siamo in un settore in cui nulla di ostile può avere un successo ragionevole, perché è necessario avere buoni rapporti con il governo» su molti aspetti del business. «Il nuovo governo dovrà esprimersi, e noi non andremo avanti senza o contro la posizione del governo. Se sarà favorevole a un accordo con Air France-Klm andremo avanti, altrimenti certamente ci fermeremo», ha dichiatrato Gourgeon.
Air France entro il 14 marzo farà la sua proposta vincolante ad Alitalia, che dovrà ottenere l’assenso del Tesoro. Se questo darà la sua approvazione, alcune settimane (due come minimo) serviranno alla Consob per autorizzare il prospetto informativo relativo all’Offerta di scambio. A questo punto si sarà in «area elezioni», che sono in calendario, appunto, per il 13 aprile. Per arrivare all’Offerta, dopo l’ok della Consob, saranno necessarie ancora due-tre settimane. Saremo come minimo a fine aprile-inizio maggio. Perciò il governo che avrà dato il via all’operazione sarà già stato sostituito: e sarà quello nuovo a dover concludere la vendita.
Con un potere sostanziale: quello di conferire all’Ops, o meno, il pacchetto del 49,9% appartenente al Tesoro. È in questo momento che Air France deciderà se abbandonare: perché se il Tesoro non conferirà la propria quota, Parigi non andrà avanti. Nemmeno se, per assurdo, dovesse raccogliere tutte le altre azioni sul mercato e portarsi in maggioranza.
Svariati i commenti politici. Apprezzamenti per l’atteggiamento di Air France sono venuti da Calderoli e Maroni (Lega).
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