da Milano
I finanziamenti erogati ad Alitalia dal governo per il piano di ristrutturazione 1996-2000 costituiscono aiuti di Stato: lo ha deciso ieri la Corte europea, che ha accolto la decisione della Commissione Ue, respingendo il ricorso della compagnia. La vicenda è lontana e non centra nulla col prestito ponte da 300 milioni attualmente al vaglio della Commissione: ma certo, non aiuta. «La Corte di prima istanza conferma la decisione della Commissione sugli aiuti per la ristrutturazione di Alitalia - si legge in una nota della stessa Corte -. Alitalia non è riuscita a dimostrare lesistenza di vizi procedurali o di errori sostanziali nei criteri e nelle condizioni per laiuto dato». Nel 1996 Alitalia adottò un piano di ristrutturazione per il periodo 1996-2000 che prevedeva uniniezione di capitale per 2.750 miliardi di lire, in tre tranche, da parte del suo azionista di maggioranza, lIri, controllato dallo Stato. Lesecutivo Ue si è pronunciato nel 1997 dichiarando che si trattava di aiuti di Stato e chiedendo ad Alitalia di rispettare alcune condizioni. Alitalia si era opposta e il tribunale di Lussemburgo aveva annullato la decisione della Commissione per «manifesti errori di valutazione». La Commissione nel 2001 si è espressa nuovamente dichiarando laiuto compatibile con il mercato comune per la ristrutturazione di Alitalia. Nel novembre del 2001 Alitalia ha fatto ricorso contro la decisione della Commissione chiedendone lannullamento. La sentenza di ieri sbarra la strada alla possibilità che la compagnia riceva altri aiuti di Stato finalizzati a ristrutturazione per dieci anni a partire dal 2001, dunque fino al 2011.
Ieri Gaetano Miccichè, che per ladvisor Intesa Sanpaolo segue in prima persona il dossier Alitalia, ha detto che «si sta lavorando alacremente».
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