Milano - Il bilancio 2007 di Alitalia è stato faticosamente approvato, ma i revisori di Deloitte hanno tempo fino all’assemblea di fine giugno per formalizzare la loro certificazione, che si deve basare sulle prospettive di sopravvivenza dell’azienda. Così il governo ha voluto dare un suo esplicito contributo all’accertamento della «continuità aziendale», elemento da anni controverso ma che va riconfermato perchè la compagnia possa andare avanti. Intanto oggi il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, illustrerà al Consiglio dei ministri la situazione di Alitalia e, presumibilmente, le linee di una nuova procedura di vendita.
Così la relazione tecnica che accompagna la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto «di Napoli», aiuta i revisori a non porsi (o a sciogliere) dubbi. Recita il testo che i provvedimenti «rappresentano la volontà del governo di voler salvaguardare per i prossimi 12 mesi la continuità aziendale di Alitalia, provvedendo a fornire alla stessa, in questo ambito, i mezzi finanziari e patrimoniali necessari a verificare le possibili soluzioni alternative per il risanamento della società escludendo, sempre in tale lasso temporale, ogni ricorso a ipotesi di liquidazione o di applicazione di procedure concorsuali». I provvedimenti sono il decreto del 23 aprile che stanzia 300 milioni a favore della compagnia, e il comma 4 del decreto fiscale che stabilisce la possibilità di imputare a patrimonio tale cifra. Quest’ultimo è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, l’altro, passato al Senato e alla commissione alla Camera, è in discussione in aula e attende la conversione.
I 12 mesi di «garanzia» sono, in realtà, un’affermazione molto ardita, che il governo si è spinto a dichiarare per spianare la strada dai massi sempre pericolanti (per Pierluigi Bersani è «una previsione da Mago Merlino»). Alla luce dei conti più recenti (215 milioni la perdita del primo trimestre), il prestito ponte, che vieppiù aumenta l’indebitamento, non può essere considerato risolutivo; lo stesso cda di Alitalia, approvando i conti del 2007 (chiusi con un rosso di 495 milioni), ha richiamato l’esigenza urgentissima di ricapitalizzare. Tutto sembra improntato alla massima provvisorietà, in attesa di una soluzione a medio-lungo termine. È provvisorio il finanziamento (scade il 31 dicembre); è un’astuzia imputarlo a capitale, visto che il Tesoro non può ricapitalizzare Alitalia se non infrangendo le norme Ue. E infatti il combinato dei due provvedimenti non è detto che passerà tranquillamente al vaglio di Bruxelles: anzi. Provvisoria la gestione, che aspetta un rinnovo alla luce di nuovi investitori. Altre incognite riguardano i conti: dal secondo trimestre dovrebbero esprimersi i risparmi (200 milioni all’anno) derivanti dal ritiro da Malpensa. Potrebbe essere ossigeno vitale; ma il calo delle prenotazioni non è stato ancora arginato.
Anche sulla cordata fermentano le voci, incontrollabili. In discussione il ruolo di Air One. Al Tesoro dovrebbe essere a punto il nuovo percorso di privatizzazione - lo si saprà oggi - cui seguirà un piano industriale, premessa per il coinvolgimento di un gruppo di imprenditori «di bandiera».
Sembrano escluse, in questa fase, alleanze straniere; pare certo il finanziamento di Intesa Sanpaolo (ma ieri Enrico Salza ha detto: «Non conosciamo la situazione»). Ieri l’Aduc (consumatori) ha proposto «l’eutanasia» per l’Alitalia, invitando a non comprarne i biglietti per «aiutarla a non soffrire». La risposta di Alitalia: azione legale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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