da Milano
La bufera che ha investito lAlitalia sta mettendo sotto accusa loperato del presidente e amministratore delegato, Giancarlo Cimoli, la cui poltrona è sempre più traballante. Ieri, in una giornata concitata (in Borsa il titolo ha nuovamente subito un collasso del 2,7%) il numero uno della compagnia ha incontrato a Palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta. Per giovedì 28 è stata fissata la sua audizione alla Camera, insieme ai sindacati, dove illustrerà le linee del nuovo piano industriale. Ma, per la gioia degli appassionati del bisbiglio, è già incominciata la girandola dei nomi per un possibile successore. Secondo alcuni è favorito Maurizio Basile, attuale amministratore delegato di Aeroporti di Roma; ma si fanno anche i «soliti» nomi di Maurizio Prato (Fintecna) o di Giovanni Sebastiani (ex Meridiana). Tuttaltro che da escludere una sorpresa. Quello che va focalizzato più dei nomi, tuttavia, è lidentikit di un eventuale successore (o affiancatore) di Cimoli. E cioè un manager di stretta competenza aeronautica, con una buona conoscenza dellazienda, che sappia avere un approccio non più legato solo alla riduzione dei costi, ma pronto a mettere mano allo sviluppo della flotta e del network. Il prossimo amministratore dovrà utilizzare i fondi in cassa (quasi 900 milioni) e ogni leva finanziaria per riportare lofferta dellAlitalia a livelli di quantità e di qualità tali da poter davvero competere sul mercato. Ieri si è acceso il dibattito tra gli esperti sul suggerimento del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli, di cercare in un altro Continente il nuovo partner; molto contrastati i commenti. Ma è stato il presidente del Consiglio, Romano Prodi, che parlando dalla Cina, ha sostanzialmente definito il problema: «Non importa chi è il partner, il problema è avere unazienda che riprenda a girare per il mondo. Occorre avere un partner che permetta ad Alitalia di riprendere il ruolo che ha quasi perduto». Il dossier sulla compagnia è uno dei più urgenti tra quelli che attendono il presidente al suo rientro dalla missione asiatica.
Intanto è in fermento il fronte sindacale. La protesta nazionale di quattro ore - dalle 12,30 alle 16,30 - proclamata da parte delle sigle autonome, ha il sostegno dei sindacati confederali, di Up, e Ugl i quali sollecitano i propri iscritti ad aderire in modo massiccio.
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