Roma - Air France «non ha chiuso la porta». Ieri questa era la frase più gettonata a Palazzo Chigi e anche nelle sedi sindacali dove si scommette sulla disponibilità del gruppo franco-olandese a trattare; non appena il quadro politico si sarà chiarito. E fino ad allora - anche questo il leit motiv ripetuto da tutti gli attori in campo - non sarà possibile sapere cosa ne sarà di Alitalia. E a conferma di una situazione di attesa, ieri il Consiglio di amministrazione del gruppo italiano ha annunciato disponibilità e crediti finanziari a breve termine per 170 milioni di euro. Cifra che comprende i 79 milioni incassati per la cessione delle azioni Air France-Klm, ma non il credito verso l’erario di 69 milioni incassato il 2 aprile scorso. Risorse che permetteranno ad Alitalia di volare ancora per un po’. Per un «brevissimo termine», ha comunicato il cda al termine della riunione. Margini «molto stretti», che rendono ancora necessaria una iniezione di risorse fresche, come il prestito ponte. In sostanza la compagnia è in grado di aspettare l’insediamento del prossimo governo e poco oltre. Al prossimo esecutivo toccherà la scelta se garantire il prestito e accompagnare la compagnia di bandiera verso la ricapitalizzazione da un miliardo annunciata da Air France-Klm o favorire ipotesi alternative. Tutto comunque in tempi brevi.
Altro segnale di attesa, il rinvio «a data da destinarsi» dell’incontro tra l’azienda e i sindacati che era in agenda per oggi. La giustificazione ufficiosa è stata vedere come va a finire l’incontro sindacati-governo che si terrà domani. Anche se persino dall’esecutivo si fa capire che sarà solo interlocutorio e servirà solo a passare il testimone ai successori. Al limite, un modo per «eliminare da questa vicenda le tante tossine elettorali che si sono accumulate», ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta.
Il rinvio dell’incontro con l’azienda non è piaciuto per nulla alle organizzazioni dei lavoratori. In una lettera all’azienda le nove sigle che fanno la trattativa hanno manifestato «sconcerto e disappunto in considerazione della manifesta criticità in cui versa Alitalia». Per il momento i sindacati si preparano all’incontro con il governo uscente. «L’unica cosa buona - spiega il segretario nazionale Ugl Trasporti Roberto Panella - è che si fa tornare la trattativa nella sua sede naturale».
Per il dopo elezioni, tutti gli scenari rimangono aperti. C’è Air France, che neppure il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni sostiene di voler tagliare fuori. La cordata italiana, che ieri ha incassato una mezza conferma dal finanziere Fabio Verna, il sì convinto di Giuseppe Gentile, fondatore e presidente di Air Italy, e il «no» di Pierfrancesco Guarguaglini per Finmeccanica. E ancora una volta la sponsorizzazione del candidato premier del Pdl Silvio Berlusconi, che vorrebbe finisse «la dissennata trattativa con Air France» e conferma la disponibilità di molti imprenditori italiani.
In questa situazione più che fluida, un piccolo segnale di normalità: oggi il titolo Alitalia tornerà in contrattazione, ma senza scambi in continuo. Ci sarà infatti un’unica fase d’asta dalle 8 alle 17.30 con divieto di immissione di proposte di negoziazione senza limite di prezzo.
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