Alitalia, due scioperi-bomba per Cimoli

Gestione sotto accusa: ferma dopo l’aumento da un miliardo

Paolo Stefanato

da Milano

Un doppio sciopero, indetto con più di un mese di anticipo, rischia di mettere nuovamente in ginocchio l’Alitalia, le cui condizioni sono sempre di crisi profonda. I sindacati confederali, insieme a Ugl e a Unione piloti, hanno annunciato per il 7 settembre uno sciopero nazionale di tutto il trasporto aereo. Lo scopo è quello di scrollare una situazione che sembra pericolosamente immobile: da quando ha incassato un miliardo di euro come aumento di capitale, la gestione di Giancarlo Cimoli non ha fatto che gestire l’ordinaria amministrazione (a parte la controversa acquisizione di Volare). I conti del primo trimestre sono stati pesantemente negativi, il risanamento (che dovrebbe concludersi nel 2006) al momento non ha centrato l’obiettivo, e il piano di rilancio (2007-2008) non è stato nemmeno dettagliato. Fatti questi che influiscono sulla stabilità della poltrona di Cimoli: cui gli scioperi daranno una nuova spallata.
Le altre sigle, a cominciare dall’Anpac, il più importante sindacato dei piloti, non hanno aderito all’agitazione del 7 ma - quasi per non essere da meno - hanno proclamato uno sciopero per il giorno precedente, mercoledì 6 settembre; la motivazione in questo caso è più formale, e riguarda la mancata convocazione, da parte del governo, delle sigle professionali agli incontri di Palazzo Chigi. Il trasporto aereo si avvia dunque, alla conclusione del periodo feriale, a una paralisi di due giorni. Lo sciopero del 6 è stato sottoscritto anche da Anpav e Avia, che insieme all’Anpac rappresentano circa l’80% del personale di volo. Né Uil né Sult, al momento, hanno deciso se e a quale sciopero aderire.
A parte i possibili disagi per i passeggeri, la prima cosa che colpisce è la divisione dei sindacati, uniti però in un atteggiamento di protesta: i confederali più «politici», più rappresentativi del personale di terra, e più critici nei confronti della gestione Cimoli; gli altri da tempo più vicini alle posizioni aziendali, impegnati su un fronte meno industriale e più «di principio». C’è più di un mese di tempo per vedere se le astensioni saranno confermate.
La protesta dei confederali nasce dal timore che anche la ex compagnia di bandiera possa restare paralizzata come Air One nei giorni scorsi. I piloti di Up parlano addirittura, con preoccupante allarmismo, di una disorganizzazione che potrebbe mettere a rischio la sicurezza dei voli.
Il dibattito su una ridefinizione dei vertici di Alitalia non registra novità. Il ministro delle Attività produttive, Pierluigi Bersani, ieri ha detto: «Il ministro Padoa-Schioppa sta lavorando, anche sulle nomine». Giusto: competente è il Tesoro.

Aleggia su Alitalia anche il nome di Vittorio Colao; difficile dire con quale concretezza, ma si tratta comunque di uno dei pochi top manager illustri attualmente disponibili sul mercato. Ieri in Borsa, grazie anche a queste voci, il titolo ha guadagnato il 2,22%.

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