Alitalia, Ermolli fiducioso per una soluzione italiana

da Milano

«Qualche possibilità di successo la vedo» ha detto testualmente al Tg3 Bruno Ermolli, incaricato da Silvio Berlusconi di verificare la possibilità di una cordata italiana interessata all’acquisto di Alitalia, dopo aver incontrato lo stesso Berlusconi ad Arcore. Ermolli sta definendo, in particolare, lo schema dell’operazione, non facile da far quadrare. Il problema non è solo, o non tanto, il reperimento di capitali italiani da mettere a disposizione della compagnia: gli imprenditori che risponderanno al richiamo del collega imprenditore, prossimo presidente del Consiglio, non mancheranno. I nodi da sciogliere sono altri; per esempio come compiere la «due diligence», ovvero la verifica dei conti, base per un piano industriale. «Prima un piano, poi i soldi» ha raccomandato ieri in un’intervista al Giornale l’ex ad di Alitalia (l’unico che l’abbia riportata all’utile), Domenico Cempella. Il rischio è quello di buttar via i soldi.
Improbabile che la due diligence possa essere compiuta dalla stessa cordata: perché alcuni partecipanti potrebbero voler uscire allo scoperto solo «dopo» la verifica dei conti. Si sta ragionando allora su altre due possibilità: che a consultare i libri contabili sia lo stesso Ermolli, oppure un nuovo presidente di Alitalia, la cui nomina è attesa tra i primissimi atti del nuovo governo. Non si tratterà di verificare soltanto l’andamento economico e lo stato patrimoniale; si dovrà anche indagare sulle reali potenzialità industriali ancora a disposizione della compagnia. Per un’analisi di questo tipo sono necessarie elevate competenze tecniche: il trasporto aereo è un’industria particolarmente complessa.
Questo richiama il problema del management. Personaggi con la competenza adatta a prendere in mano la compagnia in crisi non ce ne sono molti sul mercato; alcuni tecnici di ottimo livello non hanno nomi di sufficiente risonanza, e potrebbero quindi entrare in tandem con un presidente di maggior immagine pubblica.
Quanto alla cordata, sembra assodato che vi farà parte Air One, secondo vettore italiano e da sempre esplicitamente interessata ad Alitalia. Ma continua a serpeggiare il disegno di affiancare ai soggetti italiani una grande compagnia straniera. Lufthansa, Air France, Aeroflot o un vettore asiatico potrebbero acquisire una quota di minoranza. Ma un’operazione così concepita, che avrebbe il forte sapore del portage, sarebbe difficilmente spendibile come realmente «italiana». Più probabile un’alleanza in un secondo tempo.
Ieri sia Lufthansa (con un no comment) sia Unicredit hanno smentito colloqui su Alitalia.

Quest’ultima (invariata in Borsa) ha comunicato l’accredito dei 300 milioni messi a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico, prestito sul quale la Ue si è astenuta da commenti, in attesa dei chiarimenti che dovranno pervenire «entro il 19 maggio».

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