Milano - Jean Cyril Spinetta, presidente di Air France, ieri ha scompigliato le carte dimettendosi a sorpresa dal consiglio di amministrazione dell’Alitalia, di cui faceva parte dal 2002 (Alitalia ed Air France, oltre ad accordi commerciali, hanno da allora un incrocio azionario del 2%). Dopo le dimissioni di altri due membri, il consiglio si è ritrovato automaticamente decaduto, e la società ha comunicato che in febbraio (probabilmente tra il 19 e il 23) sarà convocata l’assemblea per la nomina del nuovo vertice. Le dimissioni di Spinetta sono giunte alla vigilia della riunione del cda (annullata) che domani avrebbe dovuto discutere del piano industriale, e a pochi giorni dal termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse per la compagnia. La motivazione data da Air France alle dimissioni di Spinetta si riferisce al conflitto d’interessi in prospettiva della gara per la cessione della compagnia italiana, viste le intese commerciali tra i due gruppi.
L’atto di Spinetta (che ha sorpreso persino il presidente del Consiglio, Romano Prodi) ha reso più realistica l’ipotesi che Air France possa presentare una propria busta il 29 gennaio. Ipotesi che ha trovato indiretta conferma nella notizia che Lufthansa sta studiando il dossier Alitalia, intendendo «muovere» con un progetto multi-hub e forti sinergie di rete, verso la compagnia italiana. In serata è rimbalzato anche il nome di British Airways come di un altro possibile concorrente.
Insomma, Air France-Klm - è il pensiero comune - in questa prima fase di gara non può astenersi. È vero che ha sempre sostenuto di essere interessata soltanto «a un’Alitalia risanata»; ma lo ha detto quando ancora percepiva di esserne l’unico approdo. Il bando ora mette tutti sullo stesso piano, e Parigi non può permettersi di restarsene fuori, se si presenteranno i più diretti concorrenti. Essere della partita significa anche (non dimentichiamolo) acquisire il diritto a ogni tipo di ricorso possibile, dal Tar all’Antitrust europeo.
I giochi su Alitalia (più 2,12% in Borsa) cominciano a delinearsi: al di là delle drammatiche condizioni finanziarie, si tratta di una compagnia da 24 milioni di passeggeri all’anno e con un patrimonio di slot per le principali destinazioni di tutto il mondo. Se la vogliono Lufthansa o British, Air France - sempre apparsa la favorita - non può lasciarsela scappare.
Ieri frattanto l’uomo d’affari Paolo Alazraki ha ufficializzato che il 29 gennaio presenterà una busta. Ai sindacati, che ha incontrato ieri per la seconda volta e ai quali ha chiesto come condizione due anni di pace sindacale, ha annunciato che la sua cordata sarà composta da due compagnie aeree, Emirates e la cilena Lan, e che le risorse saranno assicurate da due banche.
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