Alitalia, ora Bianchi litiga con Air France

Nessuna novità sulle alleanze: ma è improbabile che un cavaliere bianco possa venire in aiuto alla compagnia italiana

Paolo Stefanato

da Milano

Soltanto lunedì il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, aveva giurato a sé stesso e ai suoi collaboratori che non avrebbe più rilasciato dichiarazioni, di cui in questi mesi di governo è stato prodigo. Ieri invece non ce l’ha fatta, e ha ripreso. Diceva tempo fa di lui il presidente della Fondazione Banco di Sicilia e rettore dello Iulm, Giovanni Puglisi: «Alla conferenza dei rettori (Bianchi fino alla nomina a ministro è stato rettore dell’Università Mediterranea, ndr) per cinque anni non ha aperto bocca, da quando è ministro parla ogni giorno». Ieri Bianchi è tornato sul tormentone Alitalia e si è preso nei denti una compassata ma definitiva replica di Air France.
Che cos’ha detto orgogliosamente il ministro? «Sull’alleanza, che io sappia, non ci sono passi avanti. Piuttosto, mi preoccupano le dichiarazioni di Spinetta (presidente di Air France-Klm, ndr): non si capisce perché dovremmo dargli un’Alitalia sanata, semmai una volta risanata decidiamo noi con chi fare l’alleanza». Jean Cyril Spinetta, la settimana scorsa, dopo il conferimento del mandato a Giancarlo Cimoli per trovare un alleato alla nostra disastrata compagnia, aveva ribadito quanto va ripetendo da tre anni: Alitalia sarà accolta come partner solo quando avrà i conti a posto. Nulla di nuovo, solo una precisazione alle congetture che Air France potesse accelerare i tempi e trasformarsi da alleato a soccorritore. Bianchi ieri ha ipotizzato un trattamento di favore per Air France: «Se la risaniamo insieme, allora Air France potrebbe avere un’opzione, altrimenti no».
Air France - che mentre Alitalia peggiorava i suoi conti ha fatto in tempo a risanarsi, a macinare utili, ad assorbire Klm, e che dopo l’11 settembre 2001 non ha mai chiuso in perdita e non ha licenziato nessuno, non si è fatta abbagliare dalle parole di Bianchi. A stretto giro di agenzie, da Parigi è arrivata un’educata replica: «Nessuna alleanza è possibile prima di una ristrutturazione finanziaria di Alitalia» ha detto un portavoce della compagnia. Il ministro non ha fatto breccia, e l’Alitalia dovrà procedere realisticamente: se riuscirà a risanarsi, potrà continuare il percorso già avviato con Air France; ma se si vorrà anticipare l’alleanza al risanamento, l’azionista-Tesoro dovrà rassegnarsi ad accettare condizioni che altri porranno. Non è pensabile che un cavaliere bianco soccorra una compagnia della quale nessuno, negli ultimi dieci anni, è riuscito a raddrizzare i conti. E ai concorrenti stranieri, sani e agguerriti, fa molto più gioco un’Alitalia debole e in crisi, alla quale continuare a erodere mercato, piuttosto che un’Alitalia risanata e rimessa in ordine.


Lo stesso Bianchi, riferendosi a una sostituzione di Giancarlo Cimoli - di cui è uno dei più fieri oppositori - ieri ha detto: «Non è nel novero delle cose che stiamo discutendo». In altra sede Romano Prodi, interrogato sul possibile affiancamento di un «a.d.» a Cimoli, ha risposto molto spiritosamente: «Non conosco la parola a.d.».

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