Alitalia, si ripensa a un alleato italiano

Eurofly continua a volare in Borsa. E la Lega guarda a una «compagnia del Nord»

da Milano

Solo a prima vista, ieri, le dichiarazioni di due ministri sul caso Alitalia sono apparse contrastanti. Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa ha sottolineato che il futuro della compagnia è di «marca italiana» dentro un gruppo internazionale. L’ottica del suo collega allo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, è invece quella di «non escludere soggetti itliani, industriali, di servizio e finanziari». Ma anche Bersani vede una prospettiva «in cui ci sia un’intesa internazionale», e lo stesso Padoa-Schioppa è convinto che Alitalia, inserita in un’alleanza, «ritornerà a guadagnare in maniera stabile».
Dopo la frenata francese del fine settimana, il tema Alitalia sembra essere tornato in qualche modo in alto mare: ma con un importante elemento di novità. L’«apertura» dell’Antitrust che, su richiesta del governo e per rilevanti interessi nazionali, potrebbe derogare dai tetti alla concorrenza finora adottati. Così resta candidata a un’operazione di partnership Air One, gradita a D’Alema e ai Ds (e infatti Bersani fa un richiamo a «soggetti italiani») in un’ottica basata su due tempi: una fusione, o comunque un’integrazione, tra le due compagnie per poi presentare un’Alitalia nuova, con massa critica più forte, a un’alleanza internazionale. Vedi Air France. A un progetto di questo tipo starebbero lavorando anche Banca Intesa e Deutsche Bank, due degli istituti che lo scorso anno si sono più impegnati per il buon fine dell’aumento di capitale da un miliardo, e che quindi conoscono bene l’azienda. Anche un’ipotesi di «gara» affidata ad advisor finanziari per il vaglio di offerte è un’ipotesi sensata, soprattutto perché sarebbe il metodo più trasparente per l’individuazione di un partner. Il vero elemento di debolezza è che potrebbe trattarsi di una gara priva di concorrenti.
Se ieri Alitalia, che in Borsa vive alla giornata, ha perso il 3%, non si ferma la corsa dell’altra compagnia quotata, Eurofly, che ha nuovamente guadagnato il 14,5%, portandosi quasi al raddoppio del prezzo in poco più di una settimana. Qui le voci sono di diverse nature: motivazioni interne alla società, legate al contrasto tra azionisti e management, e motivazioni di natura industriale, legate a un ruolo di Eurofly rapportato alla crisi di Alitalia e a un supporto che la compagnia milanese potrebbe dare su Malpensa. In questo senso, le convergenze di interessi sarebbero inedite: i più accesi sostenitori di Fiumicino, Rutelli e Veltroni, si troverebbero in sintonia con la Lega alla quale un’Alitalia ridimensionata offrirebbe lo spazio per il progetto di una «compagnia del Nord», basata su Malpensa, una specie di «secessione aeronautica» che potrebbe avere proprio in Eurofly un suo nucleo di avvio. Idea più suggestiva a parole che industrialmente lungimirante.


Ieri il Sult, il sindacato più battagliero, si è nuovamente pronunciato contro l’opzione Air France, mentre Egidio Pedrini (ex dirigente Alitalia e oggi deputato dell’Italia dei Valori) in un intervento alla Camera ha sostenuto la necessità per Alitalia di mantenere le due basi a Fiumicino e a Malpensa.

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