da Milano
Alitalia è la liaison che unisce vecchio e nuovo governo, e su Alitalia si è tenuto il primo vertice trasversale alle parti politiche: segno dell’importanza e dell’urgenza del tema. Gianni Letta (vicepresidente del Consiglio in pectore), insieme al consulente Bruno Ermolli, ha incontrato a Palazzo Chigi i sottosegretari Enrico Letta (alla Presidenza) e Massimo Tononi (Tesoro), assieme al direttore generale dell’Economia, Vittorio Grilli. Al termine del colloquio, durato un’ora e definito cordiale, concreto e positivo, è stata riferita la volontà di una scelta «bipartisan», ovvero condivisa tra i due schieramenti, per garantire la continuità aziendale e completare la privatizzazione in tempi brevi. Un nuovo incontro è previsto per la prossima settimana, che per una decisione dovrebbe essere cruciale.
Sul tavolo rimangono, come ha sottolineato ieri Silvio Berlusconi, «tutte le ipotesi». La più remota, ma in questi giorni più volte ripetuta - Aeroflot - è stata definitivamente esclusa con una dichiarazione dal suo numero uno, Valery Okulov. Restano le altre due soluzioni: cordata italiana o Air France.
La prima sta particolarmente a cuore al futuro presidente del Consiglio, che l’ha personalmente rilanciata; la seconda però mantiene il suo alto grado di serietà industriale, e lo stesso Berlusconi ripete parole possibilistiche, ponendo come condizione «che Alitalia resti compagnia di bandiera e che l’alleanza abbia pari dignità». Berlusconi ha anticipato che la prossima settimana ne parlerà con il presidente francese Nicolas Sarkozy, ma secondo indiscrezioni già ieri, al telefono, tra i due c’è stato uno scambio di battute sull’argomento.
Contatti diretti con Air France non ce ne sono ancora stati; ora, dopo l’ideale passaggio di testimone tra i due Letta, potranno avvenire. Probabilmente già oggi Jean-Cyril Spinetta (o il suo rappresentante in Italia, Francesco Mengozzi) telefonerà a Gianni Letta. Intanto, intorno ad Alitalia il fermento è vivo. Continuano gli incontri con imprenditori italiani e con banche. Un disegno nazionale, che resta nel cuore di Berlusconi, non potrebbe prescindere dalla presenza di Air One, alla quale tuttavia si vorrebbe affiancare un’altra compagnia internazionale: il sogno sarebbe Emirates, che non possiede una base di armamento in Europa e potrebbe ridare fiato a Malpensa insediandosi a Milano. Ma i tempi sarebbero lunghi e il collasso di Alitalia vicino.
Così la prospettiva di Air France resta viva, ma una nuova trattativa potrebbe essere affinata sulla governance, tema che nella fase precedente non è stato approfondito. Fermo restando lo scambio azionario che porterebbe il Tesoro a una partecipazione nella holding Air France-Klm, a valle di questa, nel capitale Alitalia, Parigi potrebbe lasciare spazio a una maggioranza qualificata rappresentata da una newco partecipata da soggetti esclusivamente italiani, privati e pubblici, grandi e piccoli, di spicco e meno conosciuti. La chiave starebbe nello statuto sociale, nel quale andrebbe previsto che ogni scelta strategica relativa - per esempio - a marchio, network, dimensioni di flotta, chiusura di sedi estere, debba essere decisa con una maggioranza tale da coinvolgere anche la componente italiana, almeno per un certo numero di anni.
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