Alitalia, sindacati spaccati su Air France

Oggi Cimoli alla Camera. Deutsche Bank advisor per la ricerca dell’alleato

da Milano

Per l’Alitalia occorre «un progetto industriale non contaminato dalla politica» e che «mercato e imprese prendano il posto dell’azionista di riferimento, il Tesoro, perchè non è stato capace di affrontare il problema industriale dell’Alitalia». L’affermazione proviene, curiosamente, dai sindacati confederali, più Unione piloti e Sult; gli stessi che negli ultimi anni non hanno mancato di ostacolare «progetti industriali e di mercato» ogni volta che questi andassero a toccare privilegi o rendite costituite. Tuttora è innescato lo sciopero del 15 dicembre - sul quale tuttavia la Uil distingue la propria posizione - a meno che le delegazioni dei lavoratori non vengano accolte a Palazzo Chigi.
La Cgil ieri ha riferito in dettaglio decisioni che sarebbero «già prese». Secondo Fabrizio Solari, segretario generale Filt-Cigl, «la maggioranza del governo è orientata a una tripartizione della governance con un socio italiano, un alleato internazionale e il Tesoro che scende dall'attuale 49% a circa il 25%» del capitale. Siccome, aggiunge Solari, «il socio italiano non è pronto, è possibile che le banche italiane facciano da ponte in un periodo di transizione». Quanto all'alleato internazionale, il sindacalista ha precisato che al momento il governo guarda più a Est che a un'ipotesi con Air France, che creerebbe degli immediati squilibri sul sistema aeroportuale italiano. «La telenovela Air France non porterà niente di buono» dice il segretario nazionale dello stesso sindacato, Mauro Rossi, ma Anpac, Anpav e Avia (piloti e assistenti di volo) sono di tutt’altro avviso: «Appare incomprensibile la leggerezza con la quale si ipotizza una rinuncia alla partecipazione all’alleanza con il gruppo Air France-Klm».
L’evoluzione delle cose è in progressione quotidiana. Nelle ultime dichiarazioni dei politici si coglie un recupero di orgoglio nazionale; l’intento sarebbe di mantenere il 51% della compagnia nel possesso di soggetti italiani, sommando la partecipazione del Tesoro a quella di uno o più partner. All’ipotesi Air One si sommano voci su investitori di diversi settori. L’Alitalia, peraltro, avrebbe già affidato a Deutsche Bank l’incarico di consulenza per essere assistita nell’individuazione del o dei partner più efficaci. Ricordiamo che Deutsche bank ha guidato lo scorso anno il consorzio di garanzia per l’aumento di capitale da un miliardo, chiuso con un successo superiore a ogni previsione.
Questo pomeriggio, alle 14, il presidente di Alitalia, Giancarlo Cimoli, si presenterà alla Camera per un’audizione alle commissioni trasporti; l’ultimo appuntamento, in settembre, fu sospeso per gli impegni parlamentari legati alla finanziaria; alla vigilia era stato reso noto il decumento che Cimoli avrebbe letto, nel quale si diceva che non mettendo mano al «sistema» del trasporto aereo italiano, l’Alitalia (meno 1,7% ieri in Borsa) volando di più avrebbe perso di più. Ieri la compagnia ha reso noto l’indebitamento a fine ottobre, migliorato di 51 milioni a 972 milioni.


Sull’altro fronte aeronautico aperto, Eurofly - ieri l’ennesimo balzo del 13,7% - va registrata l’ipotesi di un interessamento del gruppo Miro Radici T&E, guidato da Nicola Radici, già presente nel settore del trasporto aereo con attività cargo.

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