Milano - Sarà servita anche la battuta di Moratti. «Faccio la formazione con Leonardo? Sì, ma lui non mi fa mai giocare Recoba». Un brivido deve aver percorso lo spogliatoio. Come dire: ancora quello no! In effetti il primo tempo è stato tipico da gente sotto choc: addormentata e flaccidona. Poi Leonardo deve avere perso l’aplomb (così racconta Pazzini). Quelli si sono risvegliati. Ed è stato diluvio di gol. Se basta così poco, l’Inter deve sentirsi grande. E la storia non ancora scritta. Però meglio non regalare un tempo agli avversari, come spesso capita, e neppure lasciarsi segnare troppi gol.
Diluvio a San Siro, e festa del più bravo della classe che tutti riconoscono in Samuel Eto’o. Devastante ed esaltante, diabolico ed assatanato, ha sgrullato l’Inter dal suo dormire del primo tempo e l’ha ricondotta sui verdi prati della speranza, sulla nuvola del sogno. Il Genoa ci ha provato per un tempo: armonico a centrocampo, più spilli che cannoni in attacco, ma il tanto per spingere Palacio al gol pesante. Inter a ritmo lento, centrocampisti ansimanti, senza idee. C’era da pensare male. Invece la ripresa è stata uno scatenato rock and roll. Guizzi e assist di Eto’o: così sono 30 gol all’attivo, roba da deprimere Milito. Perfino l’ingresso di Pandev ha lasciato il segno. Eduardo ci ha messo la papera, Kaladze è tornato il combina guai dei tempi rossoneri. Gioco fatto! E Leonardo ha battuto anche un record (di punti) di Capello. Nemmeno fosse la festa della Befana.
Il Genoa aveva la difesa meno battuta in trasferta (9 reti): è diventato un colabrodo.