Cultura e Spettacoli

«All’Italia sul due lavora solo una: sono emarginato»

Due anni fa andavano d’amore e d’accordo. Sembravano una di quelle rare coppie televisive in sintonia, e non per finzione. Quest’anno, invece, tutto il contrario: tra Lorena Bianchetti e Milo Infante è calato il gelo totale, non presentano più uno a fianco all’altro L’Italia sul due, si dividono gli spazi come separati in casa, quasi non si parlano più e, dietro le quinte del programma, si respira un’aria pesante. Che è successo? Lo ha svelato Infante, dando mandato al proprio avvocato di avviare una causa contro l’azienda. Motivo? Il giornalista sostiene di essere stato «mobbizzato»: gli sarebbero stati ridotti gli spazi, affidati gli argomenti meno importanti e impedito di scegliere temi e ospiti.
Dunque, Infante, che cosa è successo?
«Fin dai primi giorni, a settembre, c’è stato un capovolgimento dei ruoli: a me venivano affidati argomenti più leggeri (anche le ricette di cucina) e spazi ridotti in coda al programma, mentre a Lorena quelli più importanti di politica e attualità e sempre nella prima parte. Ovviamente io non ho nulla contro la mia collega, però questa suddivisione dei ruoli è alquanto strana dato che io sono giornalista professionista da 18 anni».
Anche la Bianchetti vanta una lunga carriera in Rai, da «Domenica In» a «Sua immagine...»
«Appunto, un’esperienza sviluppata più nell’intrattenimento e su argomenti diversi da cronaca e politica. Infatti noi due funzionavamo benissimo due anni fa quando venivano rispettate le caratteristiche di entrambi».
Ma, lei, prima di avviare una causa, ha cercato un confronto con i vertici aziendali?
«Certamente, ho scritto a tutti i vertici e parlato anche con il direttore generale Lei, ma nonostante tutte le rassicurazioni formali ricevute, poco è cambiato».
Scusi, ma con tutti i problemi ben più complessi che deve affrontare la Rai, c’era bisogno di fare una causa per una questione di divisioni di ruoli?
«Infatti, ben consapevole della realtà della Tv pubblica, me ne sono stato zitto per molti mesi. Però il rispetto che devo all’azienda lo devo anche al mio lavoro e al pubblico: ho deciso di tutelarmi dopo che ho notato un chiaro intento di mandarmi via dal programma».
Il suo fan club si è scatenato in sua difesa...
«Sì, mi hanno scritto molti spettatori per chiedermi spiegazioni e per darmi la loro solidarietà. E qualcuno purtroppo ha smesso di vedere il talk. (Lo share è passato dall’11 per cento dell’autunno scorso all’8, ndr).
Ma perché la vorrebbero ridimensionare?
«L’ho chiesto più volte ma non mi è stata data una spiegazione. Le motivazioni potrebbero essere solo tre: non mi si ritiene in grado di parlare di economia, cronaca e politica (ma allora non si capisce perché me l’hanno fatto fare per anni); sono improvvisamente diventato antipatico al vice direttore Roberto Milone responsabile del programma; oppure ci sono motivazioni di tipo politico...».
Addirittura! La politica si metterebbe pure a decidere i conduttori del pomeriggio di Raidue?
«Mi rendo conto che non sono né Santoro né Minzolini. Però, nel nostro piccolo, anche noi abbiamo un pubblico importante. E a nessuno sfugge che gli equilibri politici all’interno della Rai sono cambiati».
Detto in soldoni: l’area cattolica-Udc vicina al direttore generale, attraverso il vice direttore Milone, preferirebbe la Bianchetti, notoriamente (e per storia professionale), vicina a quell’ambiente... pare esagerato perfino per la Rai.
«Non so se è così. Certo è innegabile che quest’anno un’associazione religiosa (Nuovi Orizzonti) è presente tutti i giorni in trasmissione a dispetto di altre Onlus cattoliche. Io invece non ho più potuto scegliere gli ospiti: soprattutto è stato messo uno stop ai giornalisti del Giornale, di Libero e del Fatto quotidiano. Hanno ripreso a invitarli, e non nei miei spazi, dopo che la questione è diventata pubblica».
Ma lei può continuare a condurre in questo clima?
«Non penso di avere le condizioni psicologiche necessarie. Attendo a giorni la risposta dell’azienda alla causa.

Poi vedrò».

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