da Milano
LAmerica è già corsa ai ripari, con la firma posta ieri da George W. Bush alla riforma che incentiva il ricorso a fonti energetiche alternative (soprattutto quella nucleare) e consente le trivellazioni in Alaska. Ma i benefici arriveranno solo nel medio termine, mentre il prezzo del petrolio continua giorno dopo giorno a salire come un palloncino sfuggito di mano. A New York, il barile ha sfondato ieri la soglia dei 64 dollari il barile, polverizzando il record di 62,50 dollari stabilito solo la scorsa settimana, sui timori di possibili attentati in Arabia Saudita.
Allarme rosso dunque sui mercati, con inevitabili ripercussioni sulla bolletta petrolifera 2005 dellItalia. Sarà una «bolletta alta - ammette il presidente dellUnione petrolifera, Pasquale De Vita - superiore ai 20 miliardi di euro». Quindi ancora più pesante rispetto alle stime di una fattura attorno ai 20 miliardi formulate dallUp in occasione della recente assemblea annuale. Daltra parte, i margini per uninversione di rotta delle quotazioni sembrano al momento ridotti, se non proprio inesistenti. Gli analisti prevedono un picco dei prezzi fino a 70 dollari, soprattutto se oltre alle cause ormai strutturali che affliggono il mercato del petrolio (tensioni geopolitiche, domanda crescente da parte di Cina e India, problemi di raffinazione) si aggiungeranno i rischi di una limitazione dellofferta provocati dal fenomeno degli uragani.
«Al primo uragano un po serio - afferma Alessandro Fugnoli, di Abaxbank - con rischi di danni agli impianti del Golfo del Messico, potremmo vedere strappi fino a 70 dollari». Nellarea del Golfo, dove si concentra il 25% delle infrastrutture petrolifere Usa, vengono prodotti 1,5 milioni di barili al giorno. Se è vero che le preoccupazioni legate allArabia Saudita hanno contribuito ieri a far sì che il petrolio ritoccasse più volte i massimi, è anche vero - come fa notare Giuseppe Maraffino, di Ubm - che «il mercato agisce in questo modo anche per la consapevolezza che le raffinerie stanno già producendo al massimo del loro potenziale». Tanto più in considerazione del fatto che, una volta chiusa la stagione di cicloni, il mercato dovrà cominciare a confrontarsi con linverno e quindi con gli stoccaggi del gasolio da riscaldamento.
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