Lo hanno circondato. Lui non si è ancora arreso: nemmeno sotto tortura riuscirebbero a farlo prigioniero. Ma nel frattempo gli hanno scavato intorno un fossato colmo di giudizi impietosi e pregiudizi, di volgari stroncature, coinvolgendo nel declino personale anche la Nazionale, ultimo avamposto di fiducia. Fabio Cannavaro, 37 anni nel prossimo mese di settembre, un paio di mesi dopo la conclusione del mondiale dunque, è stato subito inseguito, a Torino, dai rancori della curva che non sa dimenticare i trasferimenti post-calciopoli, scambiati per tradimenti. Per rabbonirli, fu costretto a subire il rito del processo popolare, tipo rivoluzione cinese: andò a cena con qualche capopopolo per spiegare loro la vicenda e ottenere una sorta di tregua nei cori e negli insulti domenicali.
Richiusa quella ferita, se ne aprì presto unaltra. Questa volta allinterno dello spogliatoio Juve dove il carisma del capitano della Nazionale campione del mondo venne messo in discussione dai nuovi arrivati. Recente è limmagine televisiva dello strappo tra Cannavaro e Diego, invitato ad uscire rapidamente dal prato per consentire alla Juve di provare a recuperare lo svantaggio accumulato. Brutto segno anche questo: nessuno, nel club Italia, neanche il più rispettato dei cavalieri di Duisburg 2006, si sarebbe permesso di scheggiare la porcellana napoletana di Cannavaro come han fatto alla Juve.
Poi è accaduto che in campo, senza opportuna protezione, Cannavaro denunciasse i limiti di una condizione fisica precaria e la perdita secca di smalto. Alberto Zaccheroni, appena arrivato, decise di metterlo da parte. Tra lui e Legrottaglie, scelse il secondo, non per laltezza, né per la fede religiosa, ma solo e soltanto per il maggior affidamento meritato dal pugliese che in coppia con Chiellini aveva disputato un bel torneo con Ranieri allenatore. Poi anche Zac sè dovuto arrendere alla pandemia di Vinovo che di fatto ha decimato il gruppo bianconero. E così anche a Londra, in un campo che qui troveremmo a Cesena o a Cremona, il Craven Cottage, Cannavaro è andato incontro alla mattanza pagando, nel duello con Zamora, oltre che i centimetri di differenza, anche limprovvisazione della coppia centrale (al suo fianco Zebina). Il cartellino rosso riscosso è la dichiarazione dimpotenza intravista già lestate scorsa, in Sud Africa, nella Confederation Cup. Ecco il punto. Il caso Cannavaro non inquieta solo la Juve ma giunge fino a Viareggio, residenza di Lippi, ieri andato in visita al Napoli per motivi istituzionali e consapevole di quel che sta accadendo al suo capitano.
Il ct non è certo il tipo da liquidare Cannavaro in modo brutale dopo lorribile stagione conosciuta alla Juve. Per temperamento, e convinzione, sarebbe disposto a trascinarselo dietro sulle stampelle pur di non rinunciare al suo contributo e al suo carisma, nel club Italia riconosciuto allunanimità.
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