Cronaca locale

Allarme cocaina: la Lombardia si copre di polvere bianca

Allarme cocaina: la Lombardia si copre di polvere bianca

La Lombardia è sulla cima di un «monte bianco». Purtroppo non si tratta di un’impresa alpinistica, bensì di un primato di cui non andare fieri. Metaforicamente parlando, si tratta proprio di una montagna di neve: la cocaina. Considerando i residenti di età compresa tra i 15 e i 64 anni, il tasso di chi fa uso della polvere bianca sul territorio regionale è arrivato al 3,4%. Un dato allarmante che porta con sé un triste primato nazionale. La Lombardia guida la classifica, seguita dal Lazio (3,2%), Piemonte (3%) e Liguria (2,6%). Dalle rilevazioni effettuate emerge chiaramente che la cocaina è la droga delle regioni del benessere diffuso, come a dimostrare che lo sviluppo economico e industriale vada di pari passo con la crescita esponenziale dell’uso di stupefacenti. Può sembrare un paradosso ma, sebbene ci si trovi in un periodo di crisi, uno dei settori che non conosce recessione è purtroppo quello della droga.
Cocaina a parte, il panorama regionale delle tossicodipendenze conta circa 18mila persone in carico ai servizi, il 18% dei quali accolti nelle strutture riabilitative del privato sociale iscritte all’albo degli enti ausiliari, mentre il 72% è in carico al servizio pubblico per le tossicodipendenze (Sert) delle Asl. Per non parlare delle carceri, dove sono rinchiusi circa duemila tossicodipendenti.
Se la prima «canna» viene fumata quasi per gioco ad un’età compresa tra gli 11 e 12 anni, facendo sì che all’ingresso della scuola superiore il 13% degli studenti abbia già avuto il battesimo del fuoco, a 19 il 17% dei giovani ha già fatto il salto sperimentando l’uso della cocaina, per passare al 21% dei 29enni. Prendendo una provincia a campione come Varese, dove è stata effettuata la campionatura del fenomeno, si contano circa 20mila consumatori di sostanze stupefacenti.
Il processo di iniziazione al consumo di droga non nasce però da una notte con l’altra, ma affonda le radici nella non percezione del pericolo che altre sostanze rappresentano. Punto di partenza è infatti l’alcol che, vuoi per cultura o abitudine, è certamente sottovalutato come primo vero stupefacente. Da una ricerca condotta sulla provincia di Bergamo emerge che l’iniziazione all’alcol è fenomeno sempre più precoce. Tra i 15 e 19 anni, il 58,2% dei soggetti intervistati ha dichiarato di aver avuto episodi di ubriacatura, mentre prende piede sempre più la mala abitudine dei Paesi nordici al «binge drinking», ovvero il consumo smodato di ingenti quantità di alcolici nella stessa serata.

Senza falsi moralismi è chiaro che di passo in passo, senza una doverosa educazione, sono molti i soggetti che salgono la scala in pochi anni passando dalla prima sbronza (ritenuta innocua) alla «cannetta» per poi passare alla «pista» di coca.

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