Cronaca locale

Allarme infermieri: "Troppi stranieri Sono impreparati"

La denuncia dei sindacati: "Le cooperative arruolano personale che non parla italiano. Spesso a rischio la qualità delle cure. Gli ospedali devono rivolgersi con più attenzione alle agenzie interinali". Il fenomeno è diffuso soprattutto nelle case di riposo

Allarme infermieri: 
"Troppi stranieri 
Sono impreparati"

Non masticano granché bene l’italiano e fanno fatica a capire le richieste dei pazienti, soprattutto degli anziani che parlano solo in dialetto. Fanno confusione nel gestire le terapie e la posologia dei farmaci. E qualcuno è pure svenuto alla vista del sangue. Gli infermieri stranieri non hanno vita facile in corsia e, soprattutto quando vengono assunti attraverso le cooperative e le agenzie interinali, hanno una preparazione scarsa. Non tutti, per carità. Ma una buona quota. La denuncia arriva dalle associazioni sindacali degli infermieri e le lamentele sono le stesse in quasi tutti gli ospedali: "Per uno straniero che lavora bene, ce ne sono almeno un paio che vanno sorvegliati, sono scadenti e non parlano italiano". In sostanza, gli infermieri milanesi lamentano di dover lavorare il doppio per evitare che i colleghi dell’est Europa o del sud America combinino pasticci. Il fenomeno è diffuso in particolar modo nelle case di riposo private: le cooperative vincono l’appalto e reclutano gli infermieri all’estero, spesso per poterli pagare meno. Ma anche negli ospedali pubblici il problema c’è. "Per questo chiediamo di aumentare i controlli sul livello di preparazione del personale infermieristico - spiega Giovanni Antonio Muttillo, a nome dell’Ipasvi di Milano, la federazione dei collegi degli infermieri -. Le aziende ospedaliere non dovrebbero più esternalizzare il servizio ma assumere direttamente per garantire più formazione". "Il ricorso esasperato alle cooperative - denuncia anche Alberto Villa della Cgil - per supplire alla carenza di organico va risolto in nome della qualità del servizio". Da qui la proposta alla Regione Lombardia di non ricorrere più alle cooperative. L’Ipasvi ha anche organizzato dei corsi di formazione di base e di italiano: "Alcuni ausiliari o aiuti mensa nel loro paese sono addirittura medici. Ma se non sanno l’italiano, qui faticano anche a capire le funzioni più semplici". "Quando il reclutamento viene fatto da cittadini privati non infermieri, il livello è ancora più scarso" sostiene Beatrice Mazzoleni, Ipasvi Lombardia, che sta chiudendo un procedimento civile contro una cooperativa colpevole di aver sfruttato degli infermieri stranieri costringendoli a 300 ore di turno al mese. Per arginare il problema delle agenzie che sfruttano gli immigrati, ogni ospedale si è organizzato da sé. Al Policlinico ad esempio, dove le cooperative hanno in appalto i reparti di Medicina, non ci sono dipendenti extracomunitari. "Non potremmo assumerli - spiega Dario Laquintana (Sitra) - e quindi preferiamo non illuderli con contratti a termine".
Il Lombardia, su 54mila infermieri, circa 10mila sono stranieri e di questi quasi la metà arriva dalle cooperative. A Milano gli stranieri sono oltre 2mila su 22mila. Al San Raffaele il 18% degli infermieri è straniero, al Don Gnocchi il 12%.

E nonostante le flotte di non italiani, in regione mancano 9mila infermieri.

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