Economia

«Alleanze contro la crisi»

L’ad di Tamburi associati: «Adesso gli industriali cercano nuove strade»

da Milano

«Prima il dollaro. Poi la Cina. Per il sistema produttivo è stata una specie di scossa. E ora, di fronte alla complessità dei problemi, molti imprenditori, e mi riferisco a quelli piccoli e medi, sembrano avere perso il coraggio e il gusto della sfida». Alessandra Gritti, è amministratore delegato di Tamburi e Associati, merchant bank con particolare attenzione al mondo delle medie imprese. «Proprio le difficoltà - aggiunge - stanno però contribuendo a un fenomeno nuovo. Gli industriali italiani sembrano aver scoperto la necessità di aggregazioni, alleanze e partnership».
Che cosa intende?
«È una sensazione che stiamo cogliendo negli ultimi mesi. Ormai riceviamo molte richieste di questo tipo: gli industriali italiani, individualisti per definizione, ora molto più di prima sono alla ricerca di nuove strade per mettersi insieme, creare massa critica e far fronte alle complessità di sistema che hanno di fronte. In molti casi a costo di rinunciare al nome in ditta e al controllo familiare. Un cambio di atteggiamento importante. Anche se non sempre tempestivo».
Vale a dire?
«Semplice: se le aziende coinvolte hanno ancora delle valenze strategiche si può intervenire. A volte invece l’impresa è ormai a fine corsa. Perché lo scenario con cui gli industriali si trovano a far fronte è completamente diverso e più difficile rispetto al passato».
In che senso?
«Prima c’era un problema, che poteva essere l’inflazione o la rigidità del lavoro. Ora c’è un insieme di fattori che compongono un quadro articolato»
Ma gli ostacoli fondamentali su cui rischiano di arenarsi gli «animal spirits» del capitalismo italiano quali sono?
«I problemi sono quelli che ho citato all’inizio: la rivalutazione del dollaro e la Cina. E con Cina alludo in generale alla pressioni competitive e alla necessità di trovare nuove idee per farvi fronte».
Per esempio?
«La risposta cambia da settore a settore. Se per esempio parliamo di tessile chi ha vinto ha saputo localizzare nel modo e nei tempi giusti. Perché ormai il concetto di made in Italy è molto più complesso di quello che sembri. A Prato, secondo alcuni dati, chiudono otto piccole aziende al giorno. Ma allo stesso tempo in Portogallo gli industriali italiani aprono un’azienda dietro l’altra.

Lo stesso vale per altri paesi dell’Est Europeo o in Cina».

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