Gli alleati di Marrazzo si azzuffano sul carbone

Un intervento di Zanda («Ridiscutiamo sui no») scatena le reazioni di Bonelli, D’Amato e Zaratti

Claudio Pompei

Sulla riconversione a carbone della centrale Enel di Tor Valdaliga la maggioranza di centrosinistra alla Regione si squaglia come neve al sole. Marrazzo non sa che pesci prendere e preferisce trincerarsi dietro un imbarazzato silenzio mentre i suoi alleati si azzuffano tra loro, nell’impossibilità di mantenere gli impegni presi in campagna elettorale sulla difesa dell’ambiente ma anche sulla salvaguardia dell’occupazione e sulla politica energetica. Sulla vicenda è intervenuto ieri il vicecapogruppo di Forza Italia Stefano De Lillo che ha appoggiato la proposta del capogruppo della Lista Storace Fabio Desideri di una seduta del Consiglio dedicata a Torre Valdaliga. «Sulla riconversione della centrale Enel - ha detto De Lillo - la Giunta ha preso un’iniziativa autonoma, da cui come opposizione ci siamo sempre fermamente distinti, riaffermando le garanzie per l’ambiente offerte dalle nuove tecnologie sul carbone e stigmatizzando i tre chiari e fermi “no” preconcetti della sinistra regionale, rivolti alla crescita, allo sviluppo e ai posti di lavoro. C’è una questione energetica che è una cosa molto seria. C’è una questione sviluppo che è cosa altrettanto seria». «Ci sono nuove tecnologie - ha insistito l’esponente azzurro - in grado di offrire garanzie certe perché sono state sviluppate non al bar dell’angolo ma nei centri di ricerca dei Paesi più industrializzati e quindi sotto la giusta influenza di decenni di cultura ambientalista. Ci sono dati scientifici. Ma c’è una sinistra disattenta, per la quale il carbone è ancora quello portato ai cattivi dalla Befana. C’è da chiedersi come pretenda, una sinistra fatta così, come pretenda una coalizione che da questa sinistra è ingessata dovunque governi, di rispondere alle serissime questioni del governo di un Paese».
Ieri mattina il “fuoco alle polveri” era stato riacceso da un intervento del senatore Luigi Zanda a un incontro promosso dal presidente di Confindustria Lazio, Giancarlo Elia Valori tra una delegazione di imprenditori del Lazio e una delegazione di candidati dell’Unione di cui facevano parte Goffredo Bettini e Lionello Cosentino. «Dobbiamo riflettere molto seriamente sui problemi energetici del Paese e del Lazio - aveva detto Zanda - anche riaprendo una conversazione con la Regione Lazio su decisioni già prese» e «sul rigassificatore». Il senatore aveva ricordato che «abbiamo bisogno di un ambiente sano ma anche di sviluppo e l’energia è il fattore primo dello sviluppo e nessuno può sottovalutarlo».
Apriti cielo! Le reazioni non si erano fatte attendere, a cominciare dall’assessore verde Angelo Bonelli, secondo il quale «l’Ulivo deve uscire dall’ambiguità e dire no al carbone. Sono inaccettabili le prese di distanza di esponenti dell’Ulivo che invitano la Regione Lazio a tornare su decisioni già prese, come affermato da Zanda». «Credo che non sia opportuno tirare per la giacchetta Piero Marrazzo - gli aveva fatto eco l’ex Pdci Alessio D’Amato -. È infatti assodato che il carbone non garantisce la sicurezza ambientale e su un territorio già pesantemente compromesso, come quello tra Montalto e Civitavecchia, la scelta di ricorrere a questo inquinante e antiquato combustibile fossile significherebbe mettere a repentaglio la salute dei cittadini.

E il capogruppo dei verdi Filiberto Zaratti: «La decisione della Regione di dire no al carbone è un impegno che il centrosinistra si è assunto durante la campagna elettorale che ha portato Piero Marrazzo alla vittoria. Dare seguito a questo impegno e quindi dire no alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord significa aver rispettato la parola data agli elettori».

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