«Dopo 26 anni sono allenato alle vittorie e alle sconfitte». Adriano Galliani non ha bisogno di nascondersi dietro una segreteria telefonica per tenere al guinzaglio il forte disappunto - sì, usiamo un eufemismo- a causa delle troppe sviste degli assistenti, e anche la grande delusione dovuta al misero punticino raccolto tra Fiorentina e Bologna a San Siro. «Questo è il nostro vero peccato mortale» riconosce il vice Berlusconi, mai stato ad Arcore con Allegri (foto), secondo una improbabile vulgata subito dopo l1 a 1 più recente. Piuttosto è impegnato nel capire perché allimprovviso San Siro è diventato il terreno sdrucciolevole sul quale è scivolato lo scudetto avuto in pugno fino alla sfida con la Fiorentina. I 36 punti conquistati lontani da Milano contro i 32 nelle sfide domestiche (con un turno in meno, si pareggia mercoledì dopo il Genoa) devono pure dire qualcosa, specie se inseriti nel quadro complessivo della stagione, scandita da un solo massimo denominatore, il numero industriale degli infortuni. I conti vanno fatti alla fine, daccordo, ma una spiegazione convincente devesserci, seguita da qualche provvedimento se dovessero emergere responsabilità dirette di qualche addetto.
Di sicuro al Milan, la strage degli innocenti, come viene battezzata lepidemia di infortuni, ha procurato due distinte reazioni: nelle curve più insidiose, tipo a Udine (dove si aggiunse la squalifica di Ibrahimovic) e col Chievo (dove ci fu leroico contributo di Gattuso per mancanza di centrocampisti), il gruppo fece ricorso a motivazioni feroci e allorgoglio patriottico. Non appena è uscito dalla galleria del vento del Barcellona e sono tornati i grandi assenti, il Milan ha tradito i cedimenti più inattesi. Cè dunque anche una questione psicologica da decifrare. Di qui allora la frase di Allegri, durante lintervallo di Milan-Bologna («chi non crede alla rimonta si faccia da parte»). Di qui qualche reazione fuori posto, del solito Seedorf secondo il quale quando gioca bene il merito è suo, esclusivo, e quando invece no, la responsabilità è del tecnico che non lo tratta da grande giocatore, cioè lo sostituisce. Per fortuna di tutti noi, e del Milan in particolare, la soggezione nei confronti dei grandi vecchi sta per finire. I contratti ai più datati non saranno confermati, specie se preceduti da comportamenti men che corretti: nellelenco figurano Inzaghi, Seedorf appunto, Nesta ha invece deciso per conto suo di partire per gli Usa.
Allegri per ora è al riparo, dietro la sagoma di Galliani che ne condivide loperato e lo difende anche con i denti. Sono tutti e due sulla stessa barca. «La corsa non è ancora finita, ma un primo posto e un eventuale secondo posto non sono da buttar via. Il disastro sarebbe non entrare in Champions» è la riflessione del vice-Berlusconi capace di ricucire anche i rapporti tra Arcore e Milanello. Allorizzonte non ci sono rischi effettivi per il tecnico livornese, a meno di un cedimento collettivo. Il nervo scoperto resta invece quello rappresentato dal maltrattamento ricevuto dagli assistenti.
Allegri protetto da Galliani ma il Milan non deve crollare
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