Almunia: rischio debito. Moody’s: nessun allarme

Esecutivo al lavoro per varare entro la prossima settimana la riduzione dell’Irap. Previsti tagli di 14 miliardi in tre anni

Almunia: rischio debito. Moody’s: nessun allarme
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Gian Battista Bozzo

da Roma

Francia e Germania potranno affrontare la questione dei loro deficit pubblici, nonostante le turbolenze politiche legate all’esito del referendum ed alle elezioni anticipate; l’Italia, invece, ha problemi di bilancio più seri perché rischia un’«esplosione del debito». Parola di Joaquin Almunia.
Il commissario europeo agli Affari economici e monetari non si smentisce, neppure all’indomani di un voto che, per interpretazione diffusa, rappresenta il risentimento dei cittadini contro l’euroburocrazia e le rigidità che Bruxelles impone alle politiche economiche nazionali. Al contrario, Almunia è ben deciso a lanciare contro l’Italia una procedura per deficit eccessivo, che sarà discussa nell’Ecofin dei primi di luglio dai ministri finanziari europei. Una discussione che rappresenterà il primo, vero banco di prova per il Patto di stabilità riformato in marzo dai capi di Stato e di governo.
Almunia non si aspetta che le elezioni anticipate in Germania, né i possibili cambiamenti al vertice del governo francese derivanti dall’esito del referendum, possano avere ripercussioni sulla politica di bilancio dei due Paesi. Il commissario spagnolo è accomodante nei confronti della situazione tedesca, caratterizzata da una carenza di domanda interna; ed è convinto che la Francia rispetterà il limite del 3% nel rapporto deficit-pil 2005. «Il caso italiano - aggiunge - è più difficile, perché i dati di crescita economica sono molto negativi, e il deficit (rivisto da Istat ed Eurostat, ndr) ha superato il 3% sia nel 2003 che nel 2004, mentre sarà nettamente superiore al 3% quest’anno». L’Italia, dice ancora l’eurocommissario - esponente del Partito socialista operaio spagnolo ed unico sopravvissuto della commissione Prodi - deve adottare «decisioni dure» non soltanto per le regole del Patto di stabilità, ma soprattutto per ridurre il rapporto debito-pil sotto il 106%.
Alla preoccupazione di Almunia per il debito italiano replica, pur indirettamente, Moody’s. Secondo gli analisti della principale società internazionale di valutazione del debito, il rating dell’Italia «non è sotto pressione», e l’aumento «molto contenuto» del debito pubblico secondo le cifre Eurostat (per l’Istat è invece lievemente diminuito) non è in grado di intaccarlo.
«Si tratta di dati che non rappresentano una vera novità - spiega Sara Bertin, l’analista per l’Italia di Moody’s che pochi giorni fa ha incontrato il premier Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli, accompagnata dal ministro dell’Economia Domenico Siniscalco - perché è risaputo che l’Italia cresce poco e dunque ha problemi sui conti pubblici. Ma la tendenza, anche alla luce delle ultime cifre, è stabile. E anche se attraversa un periodo di bassa crescita - sottolinea l’analista - l’Italia resta comunque un Paese molto ricco».
Il rating italiano non è perciò sotto pressione, anche se Moody’s sottolinea che nel medio-lungo termine le dismissioni di asset pubblici non basteranno da sole a ridurre il debito. Quanto al deficit 2005, Siniscalco ha già annunciato un percorso di rientro pluriennale d’intesa con Bruxelles. E del resto, il Patto di stabilità prevede espressamente che un disavanzo superiore al 3% del prodotto lordo possa essere accettato in una fase recessiva dell’economia come quella che il nostro Paese sta attraversando.
Il governo, intanto, continua il lavoro preparatorio sulla riduzione dell’Irap nella componente costo del lavoro. Il decreto dovrebbe vedere la luce entro la prossima settimana, per dare ai contribuenti certezze sulle prossime dichiarazioni Irap da presentare entro il 20 giugno.

Secondo indiscrezioni, al ministero dell’Economia si starebbe lavorando sull’ipotesi di un taglio da 14 miliardi di euro suddiviso in due-tre anni. La copertura finanziaria verrebbe effettuata per un terzo con tagli di spesa pubblica, per un terzo con interventi fiscali (bolli, accise e varie), per un terzo con altre misure.

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