Nürburgring - Fernando Alonso l’aveva detto: «Credo in questo mondiale perché fino ad oggi abbiamo tutti avuto dei problemi. Tutti tranne Hamilton, il mio compagno. Ma alla prima occasione...». E il campione del mondo non ha mancato l’appuntamento. Sono passate due ore e sei minuti dal semaforo verde, oltre due ore di duelli, rischi, di pioggia a fiumi e di spaventi. Fernando parcheggia vittorioso la sua McLaren nel parco chiuso, un attimo prima ha sfiorato il muretto per salutare quei pochi che ancora lo sostengono in McLaren, dove ormai vive da separato in casa. Sgancia le cinture, sale sul muso della monoposto e come un pugile sbatte il pugno in aria, una due, tre volte, di più, con rabbia, è una fascio di nervi Fernando. Balza giù, fa vedere al mondo l’ammaccatura sulla macchina causata dal contatto vincente con Massa a cinque giri dalla fine, quello causato dal sorpasso che gli è valso la vittoria e anche un focoso scontro verbale con il brasiliano.
L’asturiano si gira, va verso il podio e solo a quel punto incrocia Ron Dennis. Il gran capo inglese fa per abbracciarlo, e lui scarta un poco a lato, l’abbraccio scade in una veloce pacca sulla spalla, Dennis sembra un tennista che manca la palla. Resta immobile, stupito, imbarazzato. Fernando dirà: «Mi sarei anche accontentato del secondo posto dietro Massa, mi sarebbe bastato guadagnare otto punti su Hamilton per essere contento, ma intascarne addirittura dieci, vittoria compresa, è il massimo. E poi vincere così, sotto la pioggia che adoro. Ora sono più fiducioso per il mondiale, ora Lewis è solo due punti avanti, ma tutto può accadere, so come vanno le corse... Il quasi contatto con Fisichella ai box? Ho rischiato, ma c’era troppo in palio». Quindi ammette: «Certo con quella pioggia alla fine sono stato proprio fortunato».
Sono trascorse due ore e sei minuti dal via, da quel giro beffa sfociato in un diluvio universale e in un festival di pit stop e di uscite di strada, di testacoda, di gru, di trattori, di commissari di pista che non capiscono più nulla. Parcheggiano in fondo al rettilineo, come saponette impazzite, i vari Button, Sutil, Hamilton (poi graziato dall’aver saputo tenere il motore accesso per tre minuti e dalla gru che l’ha prelevato e rimesso sull’asfalto, concluderà 9° dopo aver provato tutto per recuperare), Rosberg e Liuzzi che invece la gru medesima tocca. Troppo casino, troppi pericoli, prima entra la safety car poi è la volta della bandiera rossa che sospende la gara e mette d’accordo tutti tranne il povero Winkelhock. Chi è il ragazzo? Trattasi del debuttante scattato al via con le gomme da bagnato, trovatosi subito in vantaggio di 30 secondi.
Si riparte alle 14 e 35, dietro la safety car, e quando la vetturetta si leva di torno, Winkelhock scatta per primo ma lascia subito strada ai big in lotta per davvero: sfilano Massa, Alonso e, più distaccato, Raikkonen. Più tardi Kimi raggiungerà i due fuggitivi, e sarà così fino al giro 34, quando la Rossa del finlandese si scolorerà fino a sembrare una bianchina che procede a sussulti prima di fermarsi ammutolita. Un guaio idraulico, si saprà poi. Ma a scolorire più di tutti sarà Felipe Massa con la vittoria in pugno a 8 giri dalla fine: ecco di nuovo la pioggia, ecco un’altra sosta, ecco le gomme intermedie.
Con i simpatici polimeri, Fernando volerà, non potrà dire altrettanto Felipe: «La macchina vibrava, all’improvviso è diventata inguidabile, non avevo più l’assetto, ho provato a resistere all’attacco di Fernando ma è stato impossibile. Mi fa davvero male veder sfuggire una vittoria a cinque giri dalla fine... Però ho guadagnato otto punti per il mondiale». Soprattutto, adesso, è di nuovo davanti a Raikkonen.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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