Monza - In Formula 1 c’è inglese e inglese. C’è per esempio quello che scrive, intervista, pubblica e in queste ore s’aggira per il paddock un tantino infuriato per la sentenza federale che ha dato ragione alla linea Ferrari per il sorpassaccio di Hockenheim fra Massa e Alonso. Parliamo ovviamente dell’ormai trita vicenda degli ordini di scuderia che, giusto per far imbestialire gli inglesi che scrivono e intervistano, ha per di più stabilito di rimettere mano – come chiesto dal team principal maranelliano, Stefano Domenicali – alla norma che vieta i suddetti ordini. Per cui gli inglesi, a loro modo giustamente inferociti perché speravano nell’azzeramento dei punti del Gp tedesco, hanno pensato di sgambettare Alonso in conferenza stampa, sottovalutando però un particolare: Fernando non è solo spagnolo, è un montanaro iberico, un coriaceo asturiano. Domanda: caro Fernando, nel 2006, proprio qui a Monza, da pilota Renault tuonasti dicendo che la F1 non è uno sport perché sospettavi manovre a favore della Ferrari… Ora in molti pensano che il favorito (sottinteso anche dalla Fia, ndr) sia tu. Se dovessi vincere il titolo per meno di 7 punti (la differenza per lo scambio di posizioni a Hockenheim) sentiresti di aver meritato questo mondiale? «Sì, perché quando vinci il titolo vinci il titolo!». E ancora: ci puoi dare una descrizione di un degno campione del mondo? «Chi alla fine ha più punti degli altri… non mi pare difficile da capire». Cioè, per te i punti sono l’unico ingrediente? «Sì! So bene a che cosa state alludendo… vi riferite alla sentenza Fia, e credo voi dobbiate rispettarla e stare calmi».
C’è inglese e inglese perché poi, invece, vai in casa del nemico in pista, non quello sulla carta stampata, vai da quell’Hamilton leader mondiale e trovi un ragazzo in uno stato di pura serenità, un pilota che forse per la prima volta da quando è in F1 si sta veramente divertendo. Un campione che dice: «Nel 2007 sapevo di essere veloce però mi mancava la finezza di guida che adesso ho». Un pilota che sorvola sulla Fia, sugli ordini di scuderia («da noi non esistono», sottolinea mentendo) ma non sposa la rabbia degli altri inglesi. Anche perché, per dirla con il suo compagno Button, sa bene di avere un missile, sa bene che la McLaren è davvero ottima in questo finale di stagione e qui a Monza potrebbe far sfracelli. Un Hamilton talmente sereno che non cade neppure nel tranello ordito, stavolta, da quelli che scrivono e intervistano in italiano: ma guidare una Ferrari ti piacerebbe? «Non esiste pilota, dai kart alla F1 – risponde -, che direbbe no a una Ferrari… o a una McLaren. I due team più importanti». Chapeau.
Meno chapeau Felipe Massa che glissa sulla sentenza Fia («dobbiamo solo pensare a restare concentrati e lottare, sperando che le novità aerodinamiche portate qui funzionino bene come al simulatore»), ma si fa duro quando si torna a parlare di compagni. «Sì, siamo fiduciosi di poter combattere per la vittoria…». Gli chiedono: tu o Alonso? «Anche io» risponde secco, perché «questo è il mio obiettivo ad ogni gara e vincere qui sarebbe fantastico perché mi sento in parte italiano, ho anche il passaporto e poi perché ho ancora la possibilità di conquistare il titolo e, fino a quando l’avrò, darò il massimo per questo». In effetti la matematica è dalla sua: Hamilton 182 punti, Webber 179, Vettel 151, Button 147, Alonso 141, Massa 109. Non è dalla sua, però, la logica. Tanto più con un Alonso dannatamente motivato. Sistemato il polemico assalto della stampa d’Oltre Manica, Fernando infatti dirà: «Siamo competitivi, dopo Spa abbiamo apportato delle modifiche.
Quest’anno, con il nuovo punteggio e 5-6 piloti a lottare per la vetta, se va bene o male puoi vincere o perdere in un colpo molti punti… Per cui sono certo che se dovessimo andare a podio nelle prossime 6 gare, vincendone alcune, ci giocheremmo il titolo all’ultima. Però è chiaro: se dovessimo fare zero punti qui o a Singapore, bye bye mondiale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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