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Alonso rincorre sulla playstation

nostro inviato a Sepang

È un duello vero. Su tutti i fronti. Quello umano, ad esempio: qui Kimi Raikkonen vinse la sua prima gara in F1, era il 2003, guidava una McLaren-Mercedes. E sempre qui, a casa di Sandokan, nello stesso week end, Fernando Alonso centrò la pole numero uno, la pole più giovane della storia. «E questo circuito è bello, ci piace, le macchine vanno bene, wait and see, aspettiamo per vedere che succede», dicono praticamente all’unisono i due grandi rivali annunciati di questo mondiale. Uno continua a fregarsene di tutto e tutti, vivendo nel suo mondo a parte che gli regala forza e concentrazione in dosi industriali; l’altro, invece, le prova tutte, persino una moderna play station, pur di affiancare la Ferrari del finlandese. Il tutto, mentre il popolo rossovestito osserva i duellanti in attesa di sapere se il finnico dovrà cambiare il motore riscaldato in Australia, «decideremo oggi o domani mattina» e di scoprire se Felipe Massa riuscirà a rientrare subito nella corsa mondiale dopo i guai al cambio accusati a Melbourne.
Duello vero, ma anche e soprattutto sfida tecnica e politica fra la Rossa più amata d’Italia e le risorte frecce d’argento: questo, almeno a giudicare dalla querelle sulla molla del fondo piatto ferrarista. E che il duello sia già teso, cosa insolita per essere solo alla vigilia della seconda gara dell’anno, lo dimostra la cura certosina con cui il campione del mondo spagnolo sta affrontando questo inizio di stagione. Non solo test e prove, ma anche frequenti visite in fabbrica, nel mega centro McLaren di Paragon. Grande amore per l’azienda? Certo che sì; grande feeling con tutti i tecnici e gli ingegneri? Certamente sì. Soprattutto, però – e sarà lo stesso Alonso a rivelarlo – ore e ore spese sul simulatore della macchina. Come un astronauta che si prepara a una missione in orbita, Fernando sa che per riacciuffare o, almeno, tenere il fiato sul collo di quell’extraterrestre di Raikkonen, non bisogna lasciare nulla al caso. «E poi, oramai, il simulatore è talmente perfetto e reale che sembra di guidare la macchina in pista», ha tenuto a precisare divertito, quasi raccontasse del record di punti appena conquistato con la play station. «Provando con il simulatore, ho potuto testare diverse nuove soluzioni che abbiamo poi verificato in pista la settimana scorsa e che useremo anche in questo week end di gara».
Una formula uno sempre più robot, dunque, dove l’umanità è lasciata alle tristezze di Kovalainen consolato da mamma e papà, alla rosolia che perseguita Fisichella (qui vincitore lo scorso anno) giunto a Sepang ancora provato dalla malattia. Una volta, nel grande circus, si mettevano i motori ai banchi prova e le monoposto in galleria del vento: adesso, in aggiunta, ci finiscono pure i piloti (anche la Ferrari ha il suo simulatore presso il centro ricerche della Fiat).
Perché nulla deve rimanere intentato, ripete Alonso, «le rosse hanno ancora sette-otto decimi su di noi, ma nel simulatore e in pista abbiamo lavorato così duramente che mi sento di poter dire che la McLaren ha ora il potenziale per colmare il divario... Per cui lo sento: il podio è alla portata, anche se vincere sarà ancora difficile, qualcosa ci manca». Il resto dovrà mettercelo il suo piedone...

o il suo simulatore.

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