Sarebbe facile difendere Massa, però Felipe non va difeso. Bensì redarguito, bacchettato, cazziato. Sarebbe nelle cose accusare la Rossa di aver agito contro le regole della sportività spingendo il brasiliano fin lì primo ad alzare il piede, giro 49, a favore dello spagnolo fin lì secondo. Ma sarebbe terribilmente ingiusto. Come ingiusto è non essere qui solo a gioire per il trionfo della nazionale italiana dei motori, un trionfo che sa di fatica e tensione e di uomini che da mesi lavorano come pazzi per raddrizzare una stagione che si stava mettendo male. Ingiusto è soprattutto trovarci ora a rendere conto della multa di centomila dollari con rinvio a giudizio comminata al Cavallino dai giudici, anziché cingerci attorno a questi ragazzi e far festa per la resurrezione.
Tutto assurdo e folle, come folle è la regola che vieta i giochi di squadra in uno sport che ha per statuto, nel proprio dna, il concetto di squadra. Certo, ci sono i piloti, ma vengono dopo, perché prima di tutto viene l’organizzazione che, vale la pena ricordarlo, spende milioni e milioni per mettere in pista e affidare ad Alonso, Massa e compagnia quelle macchine. E allora, se il gioco di squadra vale nel ciclismo dove le biciclette, al massimo, costano migliaia di euro, figuriamoci in F1. Tanto più che ad ogni Gran premio, nelle posizioni di rincalzo, questi aggiustamenti di classifica avvengono periodicamente. Tanto più che altri team aggiustano la classifica addirittura mentendo platealmente e non fornendo indicazioni sulla velocità del compagno come fatto invece dal muretto Ferrari. Un esempio? La Red Bull in Turchia, quando informò Webber di consumare meno... Ma dai, siamo seri... dietro c’era Vettel, il compagno che incalzava. Il sottinteso era chiaro: fallo passare e l’australe se ne guardò bene. Risultato, un gran botto.
E qui veniamo all’indifendibile Massa. Prima del fatidico giro 49 aveva la bellezza di 31 punti in meno rispetto ad Alonso. Nei giorni scorsi aveva più o meno dichiarato «dobbiamo fare squadra, risollevare le sorti della stagione e non sbagliare più nulla». E lui che cosa combina alla prima occasione vera per fare squadra, per dimostrare la propria professionalità consapevole che, vista la classifica, la punta non può che essere lo spagnolo? Benché più lento, non agevola lasciando passare il compagno; di più: costringe il team a farglielo capire.
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