Politica

Alta Velocità: Italo è pronto a fare concorrenza al Frecciarossa

Intervista a Giuseppe Sciarrone, amministratore delegato di Ntv, la società presieduta da Luca di Montezemolo che dal settembre 2011 avvierà il servizio ferroviario viaggiatori sulle grandi direttrici

L'Alta velocità ferroviaria sta portando sui binari italiani una rivoluzione: la concorrenza. Al Frecciarossa delle Ferrovie dello Stato presto si affiancherà l'offerta dell'Italo di Ntv, Nuovo trasporto viaggiatori, società costituita da un pool di nomi illustri dell'impresa italiana, da Luca di Montezemolo (che ne è presidente) a Diego della Valle, a Gianni Punzo, a Intesa Sanpaolo, al gruppo Generali, ad Alberto Bombassei, alla famiglia Seragnoli. In società anche le ferrovie francesi, Sncf, e Giuseppe Sciarrone, un ex manager Fiat ed Fs, che ha l'incarico di amministratore delegato. Creare una nuova impresa ferroviaria - la prima privata in Europa nell'Alta velocità - e rompere un monopolio granitico è un impegno da far tremare i polsi. La stessa dimensione dell'investimento rende l'idea: un miliardo di euro. «Occorrevano coraggio e lungimiranza» afferma Sciarrone, che aggiunge un'immagine: «La dorsale Nord-Sud dell'Alta velocità sta cambiando l'Italia come negli anni Sessanta la cambiò l'autostrada del Sole». Ntv, fondata nel 2007, sta lavorando sodo da due anni e mezzo. Chiediamo a Sciarrone: siete in orario?
«Sì, siamo al 60-70% del cammino. Partiremo nel settembre del 2011. Avremo 25 convogli dell'Alstom, modello Agv, un treno innovativo che abbiamo adottato per primi. Un prototipo sta facendo le prove di omologazione in Italia, il primo treno è uscito dalla fabbrica in maggio, il secondo arriverà a dicembre. Da giugno 2011 arriveranno due esemplari al mese. In estate faremo il preesercizio per ogni verifica. In settembre partiremo con cinque treni».
Su che linee?
«Sulla Napoli-Roma-Milano opereremo inizialmente con quattro coppie di treni al giorno. A regime, dal giugno 2012, serviremo anche la Roma-Bologna-Venezia e la Torino-Milano. A Milano fermeremo alle stazioni Rogoredo e Garibaldi, a Roma alla Tiburtina e all'Ostiense».
Dove sarà la vostra base?
«A Roma, ma l'impianto di manutenzione sarà a Nola, dentro l'interporto. Sarà completato in aprile. Intanto ci aspettiamo che il gestore dell'infrastruttura ci assegni un impianto provvisorio».
Il gestore dell'infrastruttura è Rfi, società controllata dalle Fs, cioè dal vostro concorrente. Non si tratta di un'anomalia?
«Infatti lo è. Andando avanti con il processo di liberalizzazione si dovrà pensare a un'Authority indipendente che assegni le tracce orarie. Oppure a una separazione dell'infrastruttura dal gruppo al quale appartiene. Comunque le regole sul mercato sono chiare, fatte bene, e i nostri rapporti con Rfi sono regolati dalla legge: finora sono stati positivi».
Italo sarà più veloce del Frecciarossa?
«No. La velocità è stabilita da Rfi, 300 all'ora, uguale per tutti perché il regime "omotachico" è quello che massimizza la capacità dell'infrastruttura».
Come sarà il vostro treno?
«Avrà due classi, interni belli e confortevoli, all'avanguardia per comodità, luminosità, rumorosità, stabilità di marcia. Grazie a un sistema telematico avanzato, sarà possibile utilizzare il pc e vedere la tv in diretta, cosa che oggi non esiste su alcun treno al mondo».
E i prezzi?
«Una premessa: l'Alta velocità è in regime di mercato, la concorrenza è piena, nessun contributo e libertà di tariffe. Noi metteremo a punto un sistema per andare incontro a tutti, secondo le esigenze. I treni delle ore di punta costeranno di più, quelli con meno domanda, di meno. Avremo un sistema di vendita avanzato per una gestione personalizzata degli acquisti, mirata sulle preferenze del viaggiatore».
Avrete programmi di fidelizzazione, come le miglia aeree?
«Lo stiamo mettendo a punto. Vogliamo, soprattutto, essere un'azienda "amica", percepita dal viaggiatore in maniera positiva: mentre oggi le aziende di trasporto vengono per lo più considerate quasi nemiche».
Quel miliardo d'investimenti com'è diviso?
«Il 30% è capitale, il 70% credito; 600 milioni sono destinati ai leasing dei treni, che dopo 12 anni saranno di nostra proprietà; 100 milioni ci costa l'impianto di Nola, 20 milioni la formazione. A regime avremo mille dipendenti diretti e altri mille indiretti».
Le previsioni sui conti?
«Il giro d'affari, all'inizio, sarà superiore ai 300 milioni all'anno.

Terzo anno in pareggio, quarto in utile».

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