Marta Ottaviani
Ancora unesplosione a Barcellona. E ancora contro un obiettivo italiano. La scorsa notte, verso le 4.30, un ordigno è scoppiato davanti a una concessionaria Fiat a Prat de Llobregat, un quartiere alla periferia del capoluogo catalano. Da quanto è emerso dalle prime indagini, la bomba era stata costruita con una pentola a pressione riempita con tre bombolette di gas. Si tratta di una tecnica usata ampiamente in molti attentati organizzati dagli anarchici sul territorio italiano.
La polizia è stata avvertita dellesplosione dellordigno con una telefonata. La deflagrazione ha danneggiato lingresso del locale, uno dei balconi del primo piano, e alcune macchine posteggiate nelle immediate vicinanze. Lattentato arriva a solo cinque giorni dallaltra azione terroristica, che lunedì scorso ha colpito lIstituto italiano di cultura, sempre a Barcellona, e che ha provocato il ferimento di un poliziotto. Il suo labrador, attrezzato apposta per rilevare la presenza di esplosivo, è stato invece dilaniato dallo scoppio della bomba, probabilmente azionata a distanza.
Fra le varie piste, la polizia ne segue una in particolare, secondo cui i responsabili dei due attentati sarebbero gruppi di anarchici italiani con supporti locali. «Anche se per ora non possiamo fare affermazioni categoriche - ha detto Joan Rangel, delegato del governo in Catalogna -, tutto porta a pensare che i responsabili delle detonazioni di entrambi gli ordigni siano le stesse persone o persone collegate fra loro». In particolare, le due azioni sarebbero collegate alla detenzione nelle carceri spagnole di alcuni italiani, fra cui Francesco Gioia, presunto membro delle Cellule di offensiva rivoluzionaria.
Sempre secondo Rangel, lobiettivo dellordigno esploso davanti alla Fiat era quello di avere una «ripercussione mediatica» e non provocare feriti. Particolare, questo, che la differenzia da quello esploso lunedì scorso, che invece avrebbe potuto procurare gravi rischi per le persone.
E per oggi gli anarchici spagnoli hanno convocato a Barcellona una manifestazione contro la repressione e denunciando lesplosione contro lIsituto italiano di cultura come unazione che ha pregiudicato il movimento e creando una sua «criminalizzazione generalizzata». Durante il corteo verrà anche chiesta la liberazione di un militante noto come «Alberto».