Altre storie Bestie molto più fedeli di tanti esseri umani

La commovente storia di Hachi-kou, che accompagnava regolarmente alla stazione il professor Ueno, non può che far pensare alla fedeltà del cane nei confronti dell’uomo. Il ricordo di Hachi stimola la memoria a rivisitare le storie di altri cani che sono saliti alla ribalta della storia per il loro comportamento nei confronti degli uomini. Numerose sono le bufale che circolano su Internet a questo proposito, ma numerosi sono anche gli aneddoti ben documentati, come quello di Hachi-kou che approda ora nelle sale cinematografiche.
Può darsi che quanto è stato scritto su Jo Fi, il Chow Chow femmina che seguì Sigmund Freud fino alla sua morte, sia stato ammantato di qualche tratto di leggenda, ma sappiamo, dallo stesso psicanalista, che la cagnetta non si distaccava mai da lui, fino ad accompagnarlo nel suo studio di Londra ove si era rifugiato a causa del nazismo. Che avesse tentato di attaccare le due Ss nella sua casa di Vienna non è un dato certo, mentre è sicuro che, per molto tempo, dopo la morte di Freud, Jo Fi si recava nel suo studio di Londra e annusava alla ricerca del profumo dei sigari che peraltro avevano accelerato la morte del grande psichiatra sofferente di un tumore alla mascella.
Un altro insolito e commovente aneddoto è quello di Baltique, il Labrador cioccolato del presidente francese Mitterrand che lo seguì sempre e ovunque dagli inizi della malattia tumorale che lo colpì fino alla morte e oltre. L’unione tra il grande statista e il suo cane preferito era talmente forte che a Baltique erano concesse un’automobile con autista e personale altamente qualificato che ne soddisfaceva le esigenze di igiene e salute. Il cane non mancava ai ricevimenti di sovrani e persone politiche di altre nazioni, annusandole immancabilmente e guardando poi il presidente, esprimendo le sue idee con un linguaggio che solo Mitterrand era in grado di capire. Quando il cancro ebbe ragione del presidente, il feretro era seguito da personaggi come Kohl, Arafat e tanti altri. Fra di loro Baltique, composto e dignitoso, che, nelle settimane seguenti, cadde in un profondo stato di depressione lenito soltanto dalla consolazione degli amici dello statista scomparso.
Molteplici e straordinarie sono le storie di cani smarriti che tornano a casa percorrendo enormi distanze. In In The Mind of the Dog, scritto da R.H Smythe, si narra la storia di Dinah, una Setter irlandese gravida, inviata in treno da Cookstwon a Lurgan, quasi sessanta chilometri di distanza. Appena arrivata partorì cinque cuccioli e sparì. Fu ritrovata a Cookstown addormentata nella sua cuccia assieme ai suoi piccoli, vivi e vegeti. Aveva superato il fiume Blackwater, largo ottanta metri e trasportato i cuccioli in bocca.
Più lungo è stato il rientro di Bobbie, un Collie smarrito nell’Indiana da una famiglia che abitava a Silverton in Oregon e raccontata da Michael Fox. Bobbie, per tornare a casa, percorse tremilaseicento chilometri in pieno inverno e chi lo aveva aiutato nel rientro riuscì a ricostruire la strada seguita da questo cane leggendario.
Bailey, un meticcio Labrador di tre anni, ha vinto nel 1985 il premio Ken-L Ration destinato ai cani eroi. Chester Jenkins era stato inchiodato a un recinto da un toro infuriato che gli aveva calpestato la schiena.

Bailey, assalito il toro, ha fatto scivolare Chester sotto il recinto e, offrendogli la schiena come appoggio, lo ha condotto a casa.
La cronaca ci racconta spesso di cani che dormono per anni sulla tomba dei loro cari o che attendono senza rassegnazione, di là dalla vetrata, chi è stato ricoverato in ospedale. E senza pensare all’eredità.

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