Altri aumenti ai distributori, il caro benzina «gela» i consumi
30 Agosto 2005 - 00:00Super senza piombo a 1,295 euro il litro. Gli esperti: le conseguenze sullinflazione saranno limitate. Attesi per oggi i dati Istat
Rodolfo Parietti
da Milano
Spinto dalla forza delluragano Katrina, il petrolio sgretola anche il muro dei 70 dollari il barile. Cade unaltra barriera psicologica importante, ma già gli analisti ragionano in prospettiva e scommettono che il greggio, entro il 2006, punterà con decisione verso il traguardo dei 90 dollari.
Lultima tappa bruciata ieri dalloro nero nella sua corsa al rialzo (schizzato fino al record assoluto di 70,80 dollari prima di ripiegare in serata) è la spia più evidente dello stato dallarme scattato in seguito al passaggio del ciclone sul Golfo del Messico, là dove viene raffinato il 30% del petrolio statunitense. La Casa Bianca ipotizza infatti un ricorso alle scorte strategiche Usa, mentre lOpec non esclude di aumentare la produzione di altri 500mila barili al giorno.
Lesperienza delluragano Ivan, transitato lo scorso anno sulla stessa area, insegna del resto che le ripercussioni sullofferta sono tuttaltro che marginali. Allora, lattività delle piattaforme off-shore fu fortemente condizionata per mesi e la conta dei danni, alla fine, portò a un bilancio disastroso: sette piattaforme fuori uso e 100 oleodotti sottomarini danneggiati. Un colpo quasi mortale allindustria della raffinazione americana che il mercato, puntualmente, registrò con un rialzo dei prezzi.
Rispetto allo scorso anno, le potenzialità distruttive di Katrina sembrano perfino superiori. Le principali compagnie che operano nella zona hanno evacuato 600mila barili, ma le prime stime hanno calcolato che la capacità di raffinazione ha già subìto una riduzione di circa un milione di barili, un calo sufficiente - è il parere degli esperti - a proiettare nei prossimi giorni le quotazioni del greggio fino a quota 75 dollari e a mantenere perturbata la situazione sui mercati per almeno un paio di settimane, il tempo necessario a smaltire leffetto-disastro. Certo, uno stop allattività delle piattaforme non temporaneo, altre raffinerie costrette a chiudere (oltre alle otto che già lhanno fatto) e un aggravamento dei problemi di scarico nel porto di New Orleans, avrebbero ripercussioni ben superiori sui prezzi. A maggior ragione se si considera che le carte meteorologiche segnalano il prossimo transito di altri sette-otto uragani e che la stagione dello stoccaggio di gasolio da riscaldamento è quasi alle porte.
È dunque probabile che il presidente George W. Bush decida di attingere agli stock strategici di greggio (sempre che i danni provocati da Katrina non siano inferiori al previsto), un intervento già sperimentato nel 2004 proprio per fronteggiare Ivan, nel tentativo di attenuare limpatto dei danni provocati dal ciclone sui prezzi dei carburanti, la causa principale del peggioramento del clima di fiducia tra i consumatori americani e del calo delle vendite al dettaglio. La decisione della Casa Bianca potrebbe calmierare le quotazioni, così come uneventuale decisione (che comunque non arriverà prima di settembre) da parte dellOpec di alzare di un altro mezzo milione di barili al giorno la produzione a quota 28 milioni. Il ministro del Petrolio saudita, al-Naimi, ha annunciato ieri che lArabia alzerà la propria produzione a 11 milioni di barili. Per gli analisti, tuttavia, si tratta di misure che non invertiranno la tendenza rialzista di fondo, destinata a portare le quotazioni entro lanno prossimo fino a 90 dollari il barile.