Altri due orsi trovati morti Giallo sulla fuga di notizie

da L’Aquila

Cinque orsi, due lupi e una capra morti in due mesi nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: tranne due cuccioli - che sarebbero stati uccisi dai genitori durante una disputa nel periodo degli amori - tutti gli altri sono stati avvelenati. Secondo il Wwf sarebbe stata usata la stricnina. Il mistero ancora non è risolto e, in attesa dei risultati degli esami tossicologici - affidati all’Istituto Zooprofilattico di Roma - domani si terrà un incontro a Pescasseroli, sede del Parco, con il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, il quale ha posto la priorità di «fermare la strage» e di «prendere i criminali».
Ma ieri proprio la notizia - non divulgata dall’Ente Parco per oltre venti giorni - sulla morte di due cuccioli ha alimentato altri misteri e polemiche politiche, oltre alla rimozione, per fuga di notizie, dell’addetta stampa del Parco. Lo stesso Bernardo, il simpatico orso goloso e confidente divenuto l’attrazione dell’Alta Valle del Giovenco, secondo indagini giornalistiche sarebbe stato trovato morto una decina di giorni fa. Un paio di giorni dopo fu scoperta l’orsa uccisa, la sua compagna, mentre è di ieri la segnalazione di un altro cucciolo senza vita. A oltre venti giorni risale invece la morte dei due cuccioli uccisi dai genitori. L’Ente Parco il 1° ottobre, con un comunicato stampa inviato via fax alle 21.38, aveva reso nota solo la morte dell’Orso Bernardo e della sua compagna, facendo risalire il ritrovamento al giorno precedente. La vicenda è approdata in Parlamento: l’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, oggi presidente dei senatori di An, ha presentato un’interrogazione al suo successore, Alfonso Pecoraro Scanio, proprio sui ritardi nella diffusione delle notizie sulla morte degli orsi. Secondo Matteoli «la secretazione avrebbe potuto favorire la prosecuzione di azioni criminali ai danni degli orsi» nel Pnalm. Il portavoce del ministero ha però sostenuto che «non è stata mai ordinata alcuna secretazione».
Il presidente dell’Ente Parco, Giuseppe Rossi, ha sostenuto di essere stato avvisato del ritrovamento della prima carcassa «due giorni fa dalle nostre Guardie - ha detto - la mattina successiva di un altro e ieri ancora del terzo. Presumo di essere stato avvisato in tempo reale. Se ci fossero responsabilità sulla secretazione - ha aggiunto - andrebbero perseguite quanto quelle degli assassini». Ma oggi il Parco ha deciso di trasferire ad altro incarico l’ addetta stampa: la rimozione sarebbe giustificata da presunte fughe di notizie, stando all’esposto presentato ai Carabinieri di Pescasseroli dalla stessa dipendente, la quale ha invocato il comportamento antisindacale dell’Ente. Per il direttore del Parco, Aldo Di Benedetto, si è trattato di «un normale avvicendamento da un ufficio a un altro». Intanto le voci si rincorrono: il sindaco di Gioia dei Marsi ha riferito di un altro orso morto, mentre di un altro ancora, dotato di radiocollare, si sarebbero perse le tracce. Ma dal Parco non è arrivata conferma.

Per setacciare palmo a palmo i boschi del Parco, alla ricerca di altri animali eventualmente avvelenati, il Corpo forestale dello Stato ha impiegato 40 agenti della task force istituita tre anni fa proprio per proteggere gli orsi. Ma per i Verdi dell’Abruzzo l’unica strada, forse, è di affidarsi all’intercessione di San Francesco, protettore degli animali di cui oggi si celebra la festa.

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