L’anno di «rodaggio» dei militari nelle città si è chiuso a pieni voti. E il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha le sue conferme: «Siamo sulla strada giusta, per questo ne schieriamo altri 4.250».
Ministro, Rimini, Bologna e Milano sono risultate le tre città più pericolose. È lì che invierete il maggior numero di militari?
«Non c’è una precisa equazione tra numero dei militari e reati. Manderemo rinforzi ovunque servono».
Soddisfatto del calo dei reati?
«L’8 per cento in meno è una buona media. Ma in certi punti caldi abbiamo raggiunto risultati ottimi. Nei quartieri più pericolosi delle grandi città siamo arrivati a ridurre i reati fino al 40 per cento, come nel caso della stazione Centrale di Milano. Intendiamo comunque migliorare i risultati da qui a un anno».
Qual è il punto più debole delle grandi città?
«Tutti i reati di strada. Sono quelli che allarmano di più. Non consideriamoli microcriminalità, basta usare questa parola. Solo combattendo contro scippi, spaccio, furti e violenze è possibile migliorare realmente la qualità della vita dei cittadini e aumentare la loro percezione di sicurezza».
Il ministro Maroni ha promesso un grande impegno contro le mafie.
«Per questo abbiamo deciso di inviare in Campania 300 uomini contro la camorra. Non dobbiamo mai abbassare la guardia né contro la criminalità organizzata né contro i reati di strada, quelli quotidiani, più piccoli. Lavoriamo sui due fronti».
Cosa dice ai sindaci e ai politici che temono il «coprifuoco» e «l’assedio» dei militari in città?
«Abbiamo alle spalle un anno di esperienza. Gli unici che devono temere i militari sono i ladri e i delinquenti. È immotivata la paura di qualche estremista di sinistra che qualche volta ricopre pure ruoli pubblici».
A Milano saranno inviati più uomini di quelli richiesti.
«Sì, ne mandiamo 150: tre volte tanto rispetto alle richieste. Servono. Consideriamolo un trattamento di favore perché la città ha raggiunto risultati migliori rispetto ad altri. Lì stiamo lavorando particolarmente bene, anche grazie al prefetto Lombardi e al vicesindaco De Corato, il miglior assessore alla Sicurezza d’Italia».
Il vicesindaco di Venezia invece dice che la città è già abbastanza sicura e che la presenza dell’esercito servirebbe «a reprimere il nulla».
«Fortunatamente non tocca al vicesindaco decidere, ma al governo. Dalle richieste che ci sono arrivate da parte dei cittadini, non ci risulta che Venezia sia così sicura, ci sono tante esigenze. Manderemo 30 uomini. I militari opereranno anche lungo tutto il litorale».
Il partito dei Pensionati propone di dare più soldi alla polizia anziché schierare i militari. Che ne pensa?
«I Pensionati dicono così per mancanza di informazione. Non abbiamo speso soldi in più, si tratta di stanziamenti diversi».
E anche di funzioni diverse?
«Certo, i militari non fanno quello che fanno le forze dell’ordine. Hanno un impiego diverso e serviranno per i pattugliamenti a piedi per le strade».
Veniamo alle ronde. Il decreto è pronto e finisce l’era del fai-da-te.
«In Consiglio dei ministri ho raggiunto una buona intesa con il ministro Maroni, che ha recepito le condizioni da me poste».
Vale a dire?
«Vale a dire che i rondisti fossero scelti tra ex militari e forze dell’ordine, che fossero volontari e che venissero sottoposti al nulla osta dei prefetti e non dei sindaci per evitare di politicizzare qualsiasi scelta».
Come saranno organizzate le ronde?
«I volontari non saranno armati, ma avranno in mano solo un cellulare con cui avvisare le forze dell’ordine in caso di emergenze. Non interverranno direttamente ma lanceranno l’allarme. Mi piace fare un paragone: chi fa le ronde è come un cittadino responsabile e di buon senso che chiama la polizia quando vede il pericolo».
Non teme la matrice leghista nelle ronde?
«Le ronde sono un’iniziativa dello Stato, non avranno colore politico e saranno del tutto apartitiche. L’unico rischio è che la sinistra le strumentalizzi per dire che non funzionano».
Eppure molti temono che le ronde siano pericolose e che si ripetano gli scontri di Massa Carrara.
«Quello è stato uno scontro tra militanti di sinistra e di destra. In ogni caso, non obblighiamo nessuno a organizzare le ronde. Chi non le vuole non le faccia. Non mi metterei certo a fare un braccio di ferro».
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