Gian Micalessin
Beit Lahiya è un deserto senza vita. La popolazione è fuggita. I militanti hanno contato i loro morti e hanno deciso di non resistere più. Il bilancio ufficiale parla di 38 caduti palestinesi, quasi tutti combattenti armati. Solo ieri i missili degli elicotteri israeliani e le cannonate dei carri ne hanno inceneriti altri sei. Un settimo militante è stato ucciso in Cisgiordania durante unincursione in un campo profughi alla periferia di Nablus. Ma lobbiettivo finale è ben lontano dallessere raggiunto. Nonostante i carri armati, la città svuotata, il sangue innocente dei civili morti e di almeno quindici bambini gravemente feriti, i missili Qassam volano ancora.
Solo ieri dal Nord della Striscia di Gaza, dai lembi di terra circostanti la piazza darmi disegnata dai carri e dalle truppe della Brigata Golani sono partiti undici ordigni. Uno è caduto sulla città bersaglio di Sderot, ha ferito tre israeliani contribuendo alle ragioni di quanti sostengono che non basterà unoffensiva o una zona cuscinetto per fermare i Qassam. E Israele deve anche fare i conti con le critiche di quanti sulla scena politica internazionale laccusano di un uso sproporzionato della forza. Il primo affondo è arrivato per bocca del primo ministro finlandese Matti Vanhanen, presidente di turno dellUnione Europea. «La Ue ha detto Vanhanen durante una visita a San Pietroburgo - condanna la perdita di vite causata dalluso sproporzionato della forza e il conseguente aggravarsi della crisi umanitaria» .
E in serata anche la Casa Bianca ha fatto sentire la propria voce, esprimendo la preoccupazione del presidente George W.Bush per la perdite di vite umane nella Striscia di Gaza. La presa di posizione dellalleato americano potrebbe anche segnare la fine o il rallentamento delloperazione.
Tra i sei cadaveri raccolti ieri nel quartiere di Al Atatra, dove sono continuati i combattimenti, si contano, secondo fonti palestinesi, almeno un civile sordo e un ragazzino. I portavoce dellesercito israeliano parlano invece di unincursione aerea contro una cellula di militanti armati e un colpo di carro armato per eliminare altri due combattenti. Secondo il capo di stato maggiore israeliano, generale Dan Halutz, lincursione dentro e fuori Beit Lahiya ha garantito leliminazione di almeno una quarantina di militanti armati e ha contribuito a scoraggiare Hamas e le altre formazioni armate.
Dan Halutz ha ammesso, comunque, che lattività delle sue truppe non garantirà la fine dei lanci di missili contro Israele. «Questoperazione non significa che il fuoco dei Qassam finirà se partiamo domani o dopo, serve soltanto a far capire ai terroristi laltro prezzo da pagare per la continuazione delle proprie attività».
Per il presidente palestinese Abu Mazen lincursione nel nord della Striscia di Gaza rappresenta invece solo un «nuovo crimine contro lumanità». Mazen si è appellato alle Nazioni Unite affinché facciano pressione su Israele per «metter fine immediatamente a questa politica distruttiva». Ma la bozza di risoluzione circolata al Consiglio di Sicurezza giovedì sera è già stata bloccata dagli Stati Uniti decisi a non far passare un documento definito troppo anti-israeliano.
La maggior parte dellopinione pubblica israeliana sembra, intanto, invocare leliminazione dei capi di Hamas per rispondere allemergenza creata dal rapimento del caporale Gilad Shalit e dai sempre più numerosi lanci di missili Qassam. Secondo il sondaggio pubblicato ieri dal quotidiano Maariv, l82 per cento degli israeliani considera utile o indispensabile luccisione dei dirigenti islamici.
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