
La grande rivincita e la grande beffa: ancora due argenti per l'Italia del nuoto ma dal sapore diverso. Un anno fa Simona Quadarella usciva distrutta dall'Olimpiade di Parigi, dove ha chiuso con due amari quarti posti tra 800 e 1500 stile libero. Ieri, a Singapore, nella maratona del nuoto in corsia si è tolta di dosso quella delusione prendendosi l'argento mondiale dietro la mostruosa Ledecky. La romana ha stampato un sontuoso 15'31.79, demolendo non solo il primato italiano che le apparteneva (15'40.89, Gwangju 2019) ma pure il record europeo, il 15'38.88 della danese Friis datato 2013. «Inseguivo questo crono da tanto tempo, dopo Parigi è una bella rivincita». La Quadarella è stata veleno in acqua, come da soprannome, nonché la prima delle umane dietro la marziana a stelle e strisce. «Ma stavolta l'ho vista, Katie: quando cominciò a vincere a Londra 2012, l'ammiravo in tv. In acqua non mi era mai capitato di starle così vicino».
È stata una gara ad inseguimento per SuperSimo, partita più piano rispetto a Ledecky e all'australiana Pallister. Che poi non ha retto il ritmo infernale della ragazza di Washington del '97 (l'azzurra è del '98) e ha iniziato a perdere terreno. Agli 800 metri, Simona ha sorpassata la Pallister e le posizioni si sono cristallizzate. Per Ledecky arriva il 22° titolo iridato (sesto nei 1500) con 15'26.44, quinta prestazione all-time. Dietro di lei, la Quadarella è diventata la seconda donna più veloce nella distanza. È dal 2017 che Simo si conferma sul podio iridato (sei su sei). «Io ci sono sempre» ha ribadito con orgoglio. «È la medaglia del cambiamento», aggiunge riferendosi al passaggio da Minotti a Belfiore come guida tecnica. «Mi fa sperare per il futuro e mi rende felice e tranquilla anche in chiave 2028, ma ci penseremo...».
Mancano ancora tre estati ai Giochi in California, ma Thomas Ceccon dovrà iniziare a ripensare al suo programma gare. Ieri il vicentino ha conquistato nei 100 dorso un altro argento dopo quello nella 4x100 stile, nonché la terza medaglia in tre giorni se aggiungiamo il bronzo nei 50 farfalla, che forse gli ha tolto qualche energia per la finale a pancia in su. Com'è successo a Martinenghi, ieri eliminato a sorpresa nelle semifinali dei 50 rana (13°, molto bene Simone Cerasuolo col 2° tempo), anche Ceccon ha ceduto lo scettro nella gara del titolo olimpico. Il veneto ripenserà a lungo a quel passaggio troppo lento in virata (era ultimo a mezzo secondo). Poi, la sua risalita è stata portentosa, ma non è bastata per chiudere il gap col sudafricano Pieter Coetzee, d'oro per soli cinque centesimi. I rimpianti salgono per Thomas guardando al crono: 51.90, migliore di un decimo rispetto a Parigi. Anche qui, stesso destino di Martinenghi. «Brucia perdere così. Sì, è stato un passaggio lento. Ero venuto qui per vincere. Almeno c'è che sono tornato a nuotare sotto i 52 secondi, mi mancava da Budapest 2022». Con questo argento, raggiunge Paltrinieri a 9 medaglie mondiali in vasca e ora è a meno due dalla Pellegrini.
L'altro vicentino, Carlos D'Ambrosio, ha chiuso 6° nei 200 stile (vinti dall'olimpionico Popovici) ad appena 4 centesimi dal suo record italiano della semifinale. Ora Carlos, che ha già la medaglia della staffetta veloce, punterà sui 100.