Si profila una svolta dopo le polemiche alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) potrebbe introdurre nuove linee guida che vietano la partecipazione delle atlete transgender alle competizioni femminili in tutte le discipline sportive. Lo riporta il Times, citando i risultati di una recente revisione scientifica che ha evidenziato i vantaggi fisici permanenti legati all’essere nati maschi.
In una nota, il Cio ha precisato che “il gruppo di lavoro sta proseguendo le discussioni su questo argomento e non è stata ancora presa alcuna decisione”. Tuttavia, secondo quanto riferito da fonti citate dalla Bbc, la possibilità di un divieto generale sarebbe concreta. La questione è stata uno dei temi affrontati anche durante la campagna elettorale della presidente del Cio Kirsty Coventry. Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump, lo scorso febbraio, ha firmato un ordine esecutivo che vieta alle atlete transgender di competere negli sport femminili. Successivamente il Comitato Olimpico e Paralimpico americano (Usopc) hanno ribadito la propria posizione: “Difenderemo le atlete e non permetteremo agli uomini di colpire, far male e imbrogliare donne e ragazze. Da oggi, gli sport femminili saranno solo per donne”.
A gennaio, la Coventry - che ha vinto sette medaglie olimpiche nel nuoto - aveva dichiarato: "Proteggere la categoria femminile e lo sport femminile è fondamentale". "C'è sempre più ricerca scientifica. Non stiamo discutendo di quanto sia dannosa per lo sport maschile. Questo, di per sé, dimostra che dobbiamo proteggere lo sport femminile" aveva aggiunto: "È molto chiaro che le donne transgender hanno maggiori capacità nella categoria femminile e possono sottrarre opportunità che dovrebbero essere pari per le donne".
Negli ultimi anni diverse federazioni sportive internazionali hanno adottato regolamenti che limitano o escludono la partecipazione di atlete transgender alle competizioni femminili, principalmente per motivi legati all’equità e alla sicurezza. Il primo intervento risale a cinque anni fa: la World Rugby è stata la prima federazione a stabilire che le donne transgender non possono competere a livello d’élite e internazionale.
Nel 2022 la World Aquatics ha introdotto un provvedimento simile, impedendo la partecipazione alle gare femminili alle atlete che abbiano attraversato qualsiasi fase della pubertà maschile. Nello stesso anno, la British Triathlon è diventata la prima organizzazione sportiva del Regno Unito a creare una categoria “open”, accessibile anche agli atleti transgender.