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Mondiali di atletica 2023, si parte: ecco tutti i record da battere

Da Usain Bolt (100 e 200 metri) a Mike Powell (salto in lungo). Da Florence Griffith-Jones (100 metri femminili) a Javier Sotomayor (salto in alto). Quali sono i record mondiali entrati nella storia che ancora resistono

Quali sono i record da battere ai Mondiali di atletica 2023
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I Mondiali di atletica stanno per iniziare e l'attesa cresce sempre di più. In attesa dell'inizio delle gare, in programma dal 19 al 27 agosto a Budapest, fa sempre un bell'effetto riguardarsi i vecchi filmati per rivivere le vecchie emozioni dei record mondiali. Pagine indelebili dell'atletica leggera. A volte basta davvero una frazione di secondo o qualche centimetro in più o in meno, per entrare nella storia. I record restano lì inermi, scolpiti nel tempo, in attesa di essere battuti. A volta resistono per anni ma il loro destino è segnato: prima o poi verranno infranti. Ce ne saranno sempre di nuovi, che poi saranno nuovamente battuti. Scopriamo quali sono quelli entrati nella storia, che resistono ancora oggi.

100 m maschili: Usain Bolt, 2009

Mondiali di Berlino, il 17 agosto 2009 è il giorno che Usain Bolt diventa leggenda. Difficile non mettere un pizzico d'enfasi. Ma quella sera, probabilmente, Bolt ha voltato pagina nel libro della storia dello sport. Il suo record dei 100 metri di Pechino, 9.69, viene frantumato. Polverizzato. Il display dice 9.58, la cifra del limite portato ben oltre l'estremo. Annientando Tyson Gay, protagonista (involontario) di un altro record: quello di essere "solo" secondo con un tempo come 9.71, tredici centesimi dopo l'uragano Bolt, tredici centesimi prima di Asaf Powell, bronzo in 9.84.

L'avvio è strepitoso per tutti e tre, quasi sulla stessa linea. Bolt corre, spinge sul serio, non si lascia andare come a Pechino lo scorso anno. Solo gli ultimi tre appoggi non sono completamente in spinta, ma il rilassamento probabilmente non produce perdite sostanziali in termini cronometrici. Il solco è scavato tra l'uomo fulmine e gli inseguitori, fino al tuffo sul traguardo: 9.58, il boato dei 70.000 dell'Olympiastadion, la percezione, in tutti, di aver vissuto qualcosa di epico. Scatta il balletto di Bolt. Gay e Powell sono increduli, poco dopo si rendono conto di essere dei umani. Bolt appartiene ad una nuova dimensione, solo chi ricorda quella sera può capire.

200 m maschili: Usain Bolt, 2009

Quattro giorni dopo, Bolt sbriciola a Berlino un altro record mondiale nei 200 metri, con il 19''30 che lui stesso aveva stabilito l'anno prima alle Olimpiadi, ed entra nella leggenda. La cosa incredibile è che campione giamaicano ottiene un incredibile 19"19, correndo praticamente da solo, in una finale in cui come avversario ha avuto soltanto il cronometro. Basti pensare che il secondo classificato, la sorpresa da Panama Alonso Edward ha corso in 19"81.

Ancora una volta fa la sua corsa a parte, con un vento quasi nullo (-0,3 m/s) e mentre taglia il traguardo si prende anche il lusso di indicare il tabellone a bordo pista che segnala la sua nuova impresa, compiuta correndo a 37,519 km/h di media, ovvero 10,42 metri al secondo. Ma soprattutto oltre a vincere Bolt si è come al solito divertito, scherzando con il pubblico al punto da chiedere il silenzio mettendosi un dito sulla bocca. Di nuovo un lampo di luce accecante squarcia la notte dell'Olympiastadion. Era sempre lui Usain Bolt.

1500 m maschili: Hicham El Guerrouj, 1999

È il 14 luglio 1998 e a Roma si sta disputando il Golden Gala. Al via della gara dei 1500 metri spicca, inevitabilmente, il nome del marocchino Hicham El Guerrouj (vincitore di due ori olimpici). La prima parte di gara è abbastanza controllata, nessuno vuole esporsi troppo per non pregiudicare le proprie possibilità di vittoria. El Guerrouj sembra essere in gran giornata e rimane nella parte alta del gruppo come se stesse controllando la situazione.

Al suono della campana dell’ultimo giro l’azione del marocchino si fa devastante. Ai 1200 metri El Guerrouj passa in testa con un tempo stratosferico: 2'46''4, con 7 decimi di vantaggio sul record del mondo dell’algerino Noureddine Morceli. A questo punto tutti i presenti allo Stadio Olimpico, così come i telespettatori, si rendono conto di ciò che sta realmente tentando di fare il fondista marocchino. La sua è una volata impressionante con gli ultimi 300 metri in accelerazione costante, come non si conviene generalmente ad un atleta da lunghe distanze, che gli spalanca le porte della storia. Il suo 3'26''00 gli vale il record del mondo nei 1500 metri migliorando di poco più di un secondo il precedente tempo di Morceli. Un record che ancora oggi, a distanza di 24 anni, rimane imbattuto.

100 m femminili: Florence Griffith-Joyner, 1988

Dieci secondi e quarantanove centesimi. Il 16 luglio 1988, ad Indianapolis, durante i Trials per le Olimpiadi di Seul, la dea della velocità, Florence Griffith-Joyner, ferma i cronometri sul 10''49 che ancora oggi resta un limite inarrivabile per qualsiasi altra donna. Quel giorno la sua carriera cambia di colpo: i 100 del Trials sono un capolavoro di grazia e potenza, la partenza è poderosa ma non le permette di fare la differenza, dai 50 metri in avanti Flo-Jo, col body da lei disegnato, una gamba nuda e una fasciata dal materiale tecnico, in cui il colore prevalente è il viola, spicca il volo, mette il turbo e distanzia rivali di altissimo spessore chiudendo nel tempo incredibile di 10''49 che le permetterebbe di giocarsela anche con uomini di altissimo livello.

Attorno a questo record – comunque certificato e preso per buono – ci sono diversi dubbi, alcuni dei quali legati a un possibile guasto dell’anemometro che prima della gara segnava un vento assente. Un altro in uso a pochi metri di distanza per una gara di salto triplo, infatti, segnava un vento di 4,3 metri al secondo (condizione che avrebbe invalidato il record mondiale). Un giorno più tardi, comunque, Griffith-Joyner corse la distanza in 10 secondi e 61 centesimi: e anche quello sarebbe stato un record mondiale in grado di resistere fino a oggi, visto che da allora nessun’altra centometrista è mai scesa sotto i 10 secondi e 63 centesimi. Morì a soli 38 anni rimanendo soffocata durante una crisi epilettica che la colse nel sonno ma il suo record resta ancora lì imbattuto.

Salto in alto maschile: Javier Sotomayor, 1993

Sono giusto trent’anni che nessuno riesce a superare i 2 metri e 45 centimetri che il cubano Javier Sotomayor saltò nel luglio 1993 a Salamanca, in Spagna. Nella storia dell’atletica, sono stati confermati meno di 50 salti sopra i 2 metri e 40 centimetri. Più di uno su tre è di Sotomayor. Era il giorno 27 luglio del 1993 e quel salto fu qualcosa di straordinario. Sotomayor aveva potenza, grazia, leggiadria, elasticità.

Una caviglia quasi di gomma, pronta ad assorbire sollecitazioni pesantissime soprattutto nelle ultime battute, potenza al momento dello stacco e poi una capacità di galleggiamento in aria che mai si era vista prima e che mai si è vista tuttora. Un gesto quasi innaturale, che sfida la forza di gravità e regala una delle prestazioni più straordinarie della storia dell’atletica. "Ho saltato una porta da calcio, o la rete da pallavolo; quando lo guardo mi colpisce: è molto alto, non trovi?" Con queste parole commentò quel salto arrivato fino in cielo che dopo trent'anni resta ancora inarrivabile per tutti.

Salto in lungo maschile: Mike Powell, 1991

30 agosto 1991, Mondiali di atletica leggera a Tokyo, finale di salto in lungo. Mike Powell stabilì il record del mondo – che vale ancora oggi – in uno stupefacente duello di salto in lungo maschile con Carl Lewis, uno dei più grandi atleti di atletica leggera di sempre.

Powell saltò 8,95m, battendo il precedente record di 8,90 stabilito da Bob Beamon nel 1968 a Città del Messico. Ma non solo ruppe anche il dominio di Lewis, che era imbattuto da 10 anni.I due diedero vita ad una gara ricca di emozioni. Dopo il primo salto "Il figlio del vento" piazzò un grande balzo che avrebbe potuto già garantirgli il titolo, atterrando a 8,68 m, mentre nel frattempo, Powell aveva fatto solo 7,85m.

L’approccio calmo dello sfidante era riuscito bene e nel secondo turno atterrò con un salto di 8,54m per mettere pressione su Lewis che aveva fatto nullo. Lewis fece un altro grande salto nel quarto round, con la sensazionale misura di 8,91m, non valido come nuovo record ma, praticamente, nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo sul fatto che la medaglia d’oro potesse sfuggirgli. Nel quinto round, però, tra la totale sorpresa della folla e degli addetti ai lavori sul campo, Powell realizzò il capolavoro della sua vita agonistica, il salto perfetto che lo portò sino a 8,95 metri.

Queste le sue parole: "Ho fatto un grande salto, rimanendo un sacco di tempo in aria, e poi la folla mi ha fatto capire quanto fossi andato lontano perché urlavano e potevo sentirli dire ‘record mondiale’...". Lewis aveva ancora due salti da fare, però. Si avvicinò con entrambi, saltando 8,87m, misura che rimase il suo record di sempre, e 8,84m, ma non fu abbastanza per vincere l'oro e togliere all'avversario quell'impresa leggendaria.

Quel giorno a Tokyo Mike Powell era riuscito a volare.

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