Gentile dottor Granzotto, a distanza di un anno torno a rivolgermi a lei per avere un aiuto e se non me lo può dare almeno un conforto. Appena inizia lestate a casa mia non si dorme più. In città come al mare le notti, una volta avvolte nel silenzio misterioso, rimbombano di musica, di urla, di portiere delle macchine chiuse con fragore, di schiamazzi, di suoni di clacson, di bottigliame che rotola o che sinfrange a terra, di motori tenuti accesi per decine di minuti, il tempo degli esasperanti saluti fra compagni di brigata. Tutto ciò fino alle quattro, le cinque del mattino. Quando finalmente riusciamo a chiudere gli occhi, è per poco. Di lì a poco arrivano infatti i mezzi della nettezza urbana, i più rumorosi in assoluto. Il brutto è che finché stiamo in città, alle sette io e mia moglie dobbiamo comunque balzare dal letto, prepararci e andare al lavoro. Può immaginare in quali condizioni. Quando poi arriva il sospirato periodo di ferie, avendo malauguratamente una casetta sul lungomare di una località turistica, il tormento mi ripete. Ma lì per grazia di Dio appena si allontanano i furgoncini della nettezza urbana possiamo finalmente dormire.
Naturalmente perdendo lintera mattinata di mare, perché prima delle tredici-quattordici non ci svegliamo. Mi dice lei se è un modo di vivere? Eppure esiste un articolo del Codice penale che punisce chi turba la quiete pubblica e privata!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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