Matteo Sacchi
È un librino piccolo piccolo che non è stato molto valorizzato dalla critica. Il titolo Dietro la Maschera (Robin, pagg. 188, euro 12) rende bene il clima gotico che caratterizza il racconto scritto e pubblicato nel 1866 su un giornale statunitense non molto noto, ne tra i contemporanei ne tra i posteri, The Flag of Our Union. Nelle sue pagine si dipana una vicenda, molto ben scritta, che racconta le peripezie di una misteriosa e «streghesca» fanciulla, Jean Muir, che riesce, approfittando del suo ruolo di istitutrice, a far innamorare tutti i maschi (giovani o vecchi che siano) della potente famiglia inglese presso cui si trova a servizio.
Eppure quanto detto sin qui, pur ribadendo che il racconto è una piccola chicca, non basterebbe a giustificare la pubblicazione di un testo del genere a quasi un secolo e mezzo dalla sua prima uscita. L'autrice che si firma con il nome di A. M. Barnard sembra a prima vista solo un'epigona, dalla penna felice, di Poe o di Le Fanu. Però dietro questo nom de plume si nasconde una delle scrittrici più note della letteratura mondiale, almeno di quella per ragazzi: Louisa May Alcott (ricordate Piccole donne e I ragazzi di Jo?).
Ecco spiegata la forza stilistica Dietro la Maschera: è una Alcott giovane e ribelle. Una Alcott che venne criticata e quasi segregata dal padre, il famosissimo (allora) Amos Bronson Alcott, e dai suoi discepoli. Amos Bronson, infatti, era uno dei guru della filosofia trascendentalista e sostenitore delle sorti magnifiche e progressive dell'antischiavismo. Insomma, un'uomo stimato che poco gradiva che la figlia si sporcasse le mani con storie per l'epoca «hard». Così Louisa May per riuscire a pubblicare in pace fu costretta a reciclarsi nell'ambito della letteratura «morale».
Se nessuno le avesse tarpato le ali avremmo avuto la più grande scrittrice gotica della storia d'America? Non lo sapremo mai
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